Rotellando a Milano con Giulia e Alvise

Mancano 59 giorni all’evento degli eventi: MILANO EXPO2015 sta per iniziare e si alza la fibrillazione per gli ultimi preparativi. Con l’aiuto di Milano da Vedere decidiamo di fare le prime prove tecniche da turista rotellalto.

Partiamo da Malpensa, quello che tra pochi mesi sarà uno degli scali più battuti d’Europa. L’aeroporto di Milano lo conosco molto bene è da lì che parto sempre ma c’è sempre qualcosa da imparare e da scoprire, per esempio non conoscevo l’esistenza della carta dei servizi che SEA ha predisposto, andate a scaricarla sul loro sito e scoprite un piccolo mondo. La carte dei servizi è anche e soprattutto una guida per i passeggeri con disabilità. Leggendo la carta dei servizi ho scoperto che è possibile attivare il servizio gratuito di assistenza, in altre parole il personale aeroportuale aiuterà chi ha problemi di mobilità a trasportare i bagagli o all’accompagnamento ai check-in; inoltre ho scoperto che è meglio parcheggiare al P2 per chi ha violi in partenza al Terminal1 e al P5 per il Terminal2. L’assistenza può essere attivata attraverso i pick up point ovvero delle colonnine installate sia nel parcheggi che agli ingressi di Malpensa. Queste sono delle piccole pillole di “aiuto” che però facilitano il movimento.

Dall’aeroporto si scende con un ascensore e si arriva direttamente alla stazione del Malpensa Express, treno che in poco più di mezz’ora ti porta in centro a Milano (Stazione Garibaldi, Stazione Centrale e Stazione Cadorna, tra le fermate principali). Tutto questi passaggi sono totalmente accessibili al punto di credere di essere all’interno di un film di fantascienza, in cui le cose sono come dovrebbero essere. Il personale SEA mi “consegna” al personale di TreNord e senza problemi salgo sul treno. La nostra fermata sarà quella di Cadorna, uno degli snodi ferroviari più importanti della città. All’arrivo in stazione vi sono due uscite accessibili, purtroppo quella laterale in cui si evita l’affluenza dei passeggeri non è segnalata (che peccato) ma Antonio, dipendente TreNord, mi aiuta ad arrivare a destinazione. Antonio è una di quelle persone che dedicano tutte le loro energie e il loro entusiamo a fare in modo che le persone siano soddisfate, è eccezionale incontrare belle persone ! Dalla stazione è inoltre possibile prendere l’ascensore per accedere alla metropolitana, in questo caso bisogna essere assistiti dal Santo Patrono degli ascensori, la sua protezione farà si che non sia fuori servizio!

Eccoci finalmente a Milano ed eccoci davanti alla multicolorata scultura “Ago, Filo e Nodo”,  scultura in due parti creata da Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. L’idea di base è quella di un treno che entra in una galleria sotterranea ed è un richiamo alla metropolitana, il filo ha gli stessi colori identificativi delle tre linee milanesi (ora però c’è anche la lilla) ed è anche, un omaggio alla laboriosità milanese e, soprattutto, al mondo della moda.

Sorprese milanesi

Milano ha la capacità di sorprenderti; è una di quelle città che non passa inosservata e poi c’è questa cosa: o la ami o la odi. Milano ha cancellato più volte se stessa, e guardo i dipinti o le vecchie foto mi è difficile riconoscerla, mi pare impossibile immaginare che il marmo di Candoglia, che viene ricavato a pochi km da casa mia e veniva utilizzato per la costruzione del Duomo, arrivasse in centro attraverso i canali, così come è inimmaginabile pensare che avesse un porto.

Milano ha spesso nascosto la sua parte storica e i suoi luoghi suggestivi, luoghi che bisogna saper cercare per poter apprezzare questa città fino in fondo. Noi ci facciamo aiutare in questo da Mirco che lavora per Milano da Vedere. Mirco inizia subito a parlarmi di San Maurizio che definisce “la cappella Sistina milanese”. San Maurizio è una chiesa, un tempo sede del più importante monastero femminile della città, collocata all’angolo tra via Luini e corso Magenta; guardandola da fuori non gli daresti un gran valore, ma poi, appena entri ti  rendi conto che Mirco aveva ragione, è un vero spettacolo, dipinti del ‘500, un organo maestoso e bellissimo, insomma uno spettacolo per gli occhi e per chi ama l’arte. La chiesa è totalmente accessibile così come lo è il percorso che attraversa l’antico monastero, a dimostrazione che l’accessibilità non è sinonimo di bruttezza.

Iniziamo a girare per Milano, non è semplice, tra rotaie del tram in cui le rotelline s’incastrano e pavimentazioni traballanti, non posso permettermi di stare troppo con lo sguardo verso l’alto ma è una città che ha comunque e sempre il suo fascino: dal Duomo, alla Piazza dei Mercanti, sino alle classiche vie dello shopping. Dopo anni riesco ad entrare ed ammirare il Cenacolo Vinciano, nonostante il ritmo incalzante (si hanno 20 minuti di tempo per ammirare il capolavoro di Leonardo da Vinci) è una forte emozione.

C’è veramente tanto da vedere a Milano e spesso si ha troppa fretta per caprila davvero questa città. Uno dei luoghi in assoluto che amo, credo di averlo detto più volte, è la Stazione Centrale. Mi piace per la sua grandezza, per la sua austerità, perché ho la sensazione che si possa partire per l’universo mondo; è stata ristrutturata recentemente, lasciando comunque nell’atrio la sua parte più magica, persino le pubblicità di Dolce e Gabbana che campeggia frontalmente appaiono come dei bellissimi affreschi. Questa è forse la nuova Milano, un mix tra il modaiolo e il passato. Questa stazione internazionale è riuscita, da pochi mesi, ad avere persino un ascensore che porti direttamente al metro. Pensate!!!! Casualmente, al mio arrivo, non funzionava (bocca mia stai zitta!) e così ci siamo buttati sui taxi ed ho scoperto con piacere che l’8585 (in occasione di Expo) ha acquistato 20 nuove autovetture con l’accesso ai disabili, una parte della spesa è stata sostenuta dai singoli taxisti e una parte coperta con un contributo della Regione Lombardia. Piccoli grandi sforzi per una Milano che avanza, anche su rotelle.

Dal gioco alla cultura accessibile

Se trovare un albergo accessibile sta diventando sempre più semplice, lo è meno trovare luoghi accessibili a basso costo. L’associazione ATLHA di Milano, da anni si occupa di turismo accessibile e di tempo libero per le persone con disabilità, sono molte le attività che mette in campo, una delle realtà più importanti ed interessanti è Cascina Bellaria, a 5 minuti di auto dall’aerea espositiva di Expo, in un luogo totalmente accessibile e con costi da ostello. E’ un’opportunità per chi verrà a visitare EXPO ma lo è in particolare per le diverse attività che vengono svolte: dai corsi di cucina, all’organizzazione di viaggi in Italia e all’estero.

Cascina Bellaria è completamente immersa nel verde della campagna milanese e, oltre alle molte attività svolte, è dotata di un parco giochi per bambini totalmente accessibile. Purtroppo sono ancora molto pochi i parchi giochi in cui bambini con disabilità possono giocare ed integrare con gli altri bimbi. Se andare sull’altalena può apparire come un gioco banale, non lo è per nulla per quei bambini che possono solamente guardarla dondolare e non possono farsi dondolare. All’interno del parco è possibile attraversare un piccolo torrente con la carrozzina e poi piste e labirinti e tavole sensoriali per fare in modo che il gioco sia un diritto per tutti.

Da una realtà ludica del tutto accessibile, passo ad una realtà culturale anch’essa pienamente accessibile ovvero: Gallerie d’Italia situata in Piazza della Scala. Il palazzo che ospita le Gallerie era in origine un noto Istituto Bancario; ogg, quello stesso palazzo, diventato una delle più prestigiose aree espositive di Milano. Già entrando si avverte di accedere in un mondo ovattato dall’arte. Sono molte le opere di grande valore all’interno, tra cui non bisogna assolutamente perdere la sezione dedicata ai Navigli, dove si può comprendere com’era Milano molti anni fa. Rotellando per le sale, accessibilmente curate, con la guida che ci spiega con chiarezza ed entusiasmo le opere, persino le ore trascorse appaiono come pochi minuti. In poche ore ho compreso che la cultura può sembrare come un gioco e il gioco può essere cultura, soprattutto se resi accessibili per tutti.

Le facciate di Milano

Manca sempre meno all’inizio dell’Expo e dalla terrazza del Hotel Barcelo si può vedere come i lavori stanno procedendo a ritmi serrati. All’interno di questo albergo, che sembra una sala di un museo contemporaneo mi diverto a rotellare tra foreste di betulle, passaggio obbligatorio per ragiungere la piscina dei Flintstones (Gli Antenati); davvero particolare!

Proseguo il mio tour milanese tra i luoghi che bisogna assolutamente visitare; monumento simbolo d’eccellenza del capoluogo lombardo, starete pensando tutti al Duomo, mi spiace deludervi, io vado allo Stadio San Siro. Sono migliaia i turisti che tutti gli anni vengono a visitare questo tempio sportivo che non è “solo” uno stadio ma è un museo, con esposti cimeli dell’Inter e del Milan. Nella visita al museo c’è la possibilità di vedere gli spogliatoi di entrambe le squadre, quello più sobrio nero azzurro e quello decisamente trash rosso e nero. Non amo il calcio, pertanto le emozioni che mi scaturiscono nel guardare la grandezza di San Siro sono prevalentemente musicali, ho assistito a concerti indimenticabili dagli U2, a Ligabue, da Vasco a Madonna.

Dopo San Siro, un altro pezzo di storia milanese, imperdibile, sono i Navigli, dove il passaggio per le rotelle è abbastanza accessibile ed è il luogo migliore in cui fare l’aperitivo. Noi ci fermiamo al mitico Bobino Club, che con grande meraviglia è super accessibile.

C’è un’altra leggenda a Milano, che ha deciso di lasciare la sua produzione proprio nel centro città, anche se dal punto di vista delle economie forse ci avrebbe guadagnato a dislocarla in periferia oppure all’estero, è la Branca. Per tutti coloro, che come me, sono nati negli ’70 e che andavano a dormire dopo il Carosello, la Branca è prima di tutto un ricordo dell’infanzia, un simbolo di un mondo televisivo e pubblicitario che non c’è più, pertanto il tour all’interno del museo Branca è un ritornare bambini e rendersi conto, per l’ennesima volta, di quanto nulla s’inventa ma che anzi tutto si ripeta. Le campagne pubblicitarie di quel tempo erano innovative e dei piccoli capolavori cinematografici. La réclame non era solamente pubblicità=vendita=guadagno ma anche messaggio sociale. Passerei le giornate a guardare i filmati con la plastilina dell’animatrice Fusako Yusaki e mi sento sempre di più nostalgico, si vede che sto divento anziano.

Il museo ovviamente non ripercorre solamente le campagne pubblicitarie ma spiega la preparazione di questo liquore dal sapore amaro, composto da erbe e spezie provenienti da 4 continenti, tra le quali agarico, china, genziana, zedonia, galanga, brionia, arancia amara, curacao, poi zafferano e mirra. La ricetta è segreta e fu creata a Milano dal dott. Fernet e Bernardino Branca e risultò efficace contro un’epidemia di colera. Questa è la Milano simbolo di laboriosità e di successo imprenditoriale che resta nel tempo.

Dialogo nel buio

“La diversità è negli occhi di chi la guarda” – “Mi capita di sentirmi handicappato, se potete evitare di ricordarmelo sarebbe meglio”. Sono due frasi che questa mattina ho letto aprendo Facebook. Due strilli di articoli giornalistici che raccontano due storie diverse di disabilità e prese, ora da me, a caso per raccontare l’esperienza del “dialogo nel buio”. A Milano, in pieno centro, presso l’Istituto dei Ciechi, c’è una mostra/percorso sensoriale. “Un viaggio di oltre un’ora nella totale oscurità, che trasforma una semplice passeggiata in un giardino o il sorseggiare una tazza di un caffè in un’esperienza straordinaria. I visitatori per esplorare gli ambienti devono affidarsi ai sensi del tatto, dell’udito, dell’olfatto, del gusto e sono accompagnati da guide non vedenti”.

Un’esperienza che volevo provare da tempo e ho scoperto che può essere fatta tranquillamente anche da un rotellato, in quanto priva di barriere architettoniche. Premessa: per via della mia fragilità ossea, ho il terrore di cadere e di ribaltarmi dalla mia carrozza, pertanto quando qualcuno mi accompagna, mi spinge o mi aiuta a superare degli scalini, sono estremamente vigile e percepisco immediatamente se il mio accompagnatore è in grado di manipolarmi con attenzione e sono sempre pronto a frenare. Prima di entrare nel dialogo al buio ho l’ansia che la mia guida non vedente non “veda” una barriera o uno scalino e mi faccia cadere, per di più non vedrò nulla, quindi dovrò fidarmi alla cieca.

Dopo questi giochi di parola per descrivere i meccanismi che scaturiscano quando un rotellato si fa spingere da un cieco, entro nella prima sala totalmente oscurata e…. ansia! I primi cinque minuti vissuti al buio e nel nero assoluto, mi provocano panico, poi inizio a sentire le voci delle guide. Quella femminile di Chiara che accompagnerà tutto il gruppo e ci spiegherà i vari ambienti e quella di Carlo che mi condurrà per tutto l’itinerario. Decido che devo fidarmi, non ho altre possibilità e mi abbandono alle sensazioni dell’esperienza, l’esperto è Carlo e saprà dove e come dovremo proseguire. Inizio a sentire i profumi e gli odori che in passato ho percepito ma che ora fatico a dare un nome, sento rumori che mi ricordano qualcosa ma non so bene cosa. Non ho più il timore di cadere, di farmi male ed è sparita la sensazione di panico, sono totalmente preso dai miei sensi e mi accorgo che sono atrofizzati e poco abituati ad essere usati. Mi rendo però conto di avere dei comportamenti che hanno poco senso in questa situazione ovvero continuo a sistemarmi la maglia e gli abiti, non voglio mostrami in disordine di fronte a degli sconosciuti, cerco di essere sempre composto negli atteggiamenti e nelle espressioni facciali, sorrido e manifesto interesse con il viso e con lo sguardo; sono preoccupato di come posso comparire agli altri, ma poi ricordo che nessuno mi vede e l’unico modo per ben apparire sono la voce, quello che si dice e come lo si dice.

Stare in silenzio significa isolarsi, intanto capisco che al buio non sono “diverso” dagli altri, siamo tutti alla pari. La diversità sono le parole, i contenuti, le risate, non esiste più la comunicazione corporea o per lo meno non in questo momento. Ora rileggo le frasi con cui ho iniziato questo post: certamente la diversità è negli occhi di chi la guarda e mi capita di sentirmi handicappato per via di sguardi ed atteggiamenti altrui ma spesso sono troppo preso da come voglio apparire che non mi rendo conto di quello che veramente sono.

Giulia Virgara

Nata nel 1991 a Milano, giovanissima fotografa e videomaker che con la sua sensibilità, il suo entusiasmo e la sua allegria riesce a ritrarre in maniera viva ogni viaggio. Ha frequentato l’Istituto Italiano di Fotografia e collabora e lavora con numerosi fotografi. La sua passione e specialità è “il ritratto”.

Alvise Crovato

Nasce e vive Milano. Ha frequentato la Facoltà di Scienze Umane e dell’Ambiente, ha lavorato come fotografo per la “Mitteleuropea della Caccia a Cavallo” (caccia alla volpe simulata), per l’Istituto Italiano della Fotografia.Si sposta frequentemente tra Zurigo, Treviso e Sarteano (SI).