Rotellando in Piemonte con Giulia e Alvise

Inizia una nuova avventura, tutta italiana anzi tutta piemontese. Quando Turismabile mi ha chiesto di rotellare per tutto il Piemonte non mi è parso vero. Il Piemonte è bello, quando qualcosa o qualcuno è bello, è bello e basta! Ma la bellezza non è tutto (così dicono) e il Piemonte ha anche una sua forte identità, storia e cultura e soprattutto è al terzo posto nella classifica nazionale delle regioni più accessibili.

Da anni, la Regione Piemonte porta avanti, in collaborazione con la Consulta per le Persone in Difficoltà, progetti come Turismabile, che si rivolge non solo ai viaggiatori con disabilità, ma anche alle famiglie con bambini e agli anziani. Per valorizzare gli sforzi già fatti e dare maggiore visibilità a chi sceglie la strada dell’accessibilità, sarò turista nella mia Regione per alcuni weekend.

Rotellando in Piemonte non poteva che iniziare con la medaglia d’oro per l’accessibilità invernale ovvero Sestriere, in cui si sono svolte le gare di sci nordico delle Olimpiadi e Paraolimpiadi di Torino 2006. Sestiere è un luogo in cui chiunque può sciare, con l’aiuto dei maestri di sci di Free White tutte le disabilità, anche gravi, possono provare l’ebrezza di scendere per le piste della Via Lattea.

Più volte ho detto quanto sia fifone e quanto io abbia paura delle cadute; siando si sa, le possibilità di cadere sono molte. A Sestriere, però, ho trovato una carrozzina con sci larghi che mi danno molta sicurezza perché in questo modo le possibilità di cadere sono pari allo zero. Farò discese meno veloci ma potrò godermi maggiormente il paesaggio e divertirmi senza l’ansia da caduta. La neve mi sta conquistando sempre di più ma resto comunque una bestia acquatica e non mi sono fatto sfuggire l’opportunità di fare una bella nuotata nella piscina comunale con vasca coperta e scoperta, stare immersi nell’acqua calda mentre si è circondati dalla neve è una piacevolissima sensazione. La piscina tra l’altro ha il seggiolino idraulico per entrare in acqua, gadget che normalmente non si trova facilmente.

Dal comune più alto d’Italia scendiamo al capoluogo: Torino, più volte mi sono speso nel dire che a mio parere è la città più accessibile d’Italia e che ha la sensibilità e la voglia di essere una città per tutti. Questa volta ho guardato Torino da una prospettiva differente: quella cinematografica.  Akitour ed in particolare Akitatour4All organizza un interessante tour alla scoperta dei set cinematografici di cui Torino è stata protagonista. Iniziamo il nostro tour da Piazza CLN dove sono state girate le prime scene di “Profondo Rosso”, proseguiamo poi la visita alla chiesa della Grande Madre simbolo del film “Italian Job” di Michael Caine, e poi si va a  Palazzo Madama con le sue scale e sale dove sono stati ambientati diversi famosi spot pubblicitari. L’ultima, importante tappa è alla Mole Antonelliana, che oggi ospita il Museo del Cinema.  Al centro della Mole troviamo l’aula del Tempio Aula del Tempio, cuore spettacolare del museo. Qui, comodamente disteso sulle chaise longue, il visitatore assiste alle proiezioni di filmati a tema sui grandi schermi. Suggestive scenografie ispirate a generi cinematografici e personaggi cult fanno da contorno alla sala, da cui parte la Rampa elicoidale che sale verso la cupola e permette di ammirare l’Aula del Tempio dall’alto, attraversando le sezioni dedicate a Cinema e Televisione e a La Macchina del Cinema, che documentano e introducono ai segreti della realizzazione di un film, dalla sceneggiatura alla sua promozione..

Biella per tutti

Il biellese non è sicuramente tra le mete turistiche più conosciute del Piemonte. Biella è conosciuta come la Manchester d’Italia, per via delle numerose industrie del tessile, che fin dall’800 sorsero sulle rive del fiume Cervo. L’industria ha portato questi luoghi ad essere tra i più ricchi d’Italia; oltre ai marchi tessili come Zegna, Biella è stata la sede della prima televisione privata Telebiella nata nel 1971 e la Piaggio vi  trasferì i suoi più importanti stabilimenti.

La prima tappa di Rotellando nel biellese è il “Parco dell’Albero d’Oro”, ovverosia un’area gioco priva di barriere e concepita per tutti i bambini. Il parco si trova a Candelo, un piccolo comune di 8.100 abitanti; mi fa molto piacere notare come un piccole comune abbia pensato e realizzato un parco giochi per tutti, questo mi fa ben sperare che il tempo verso l’inclusione sia arrivato.

A pochi chilometri dal parco giochi visitiamo un altro progetto dell’Associazione di volontariato “Ti Aiuto Io”. Una famiglia ha deciso di mettere a disposizione un proprio vigneto e l’ha reso accessibile; in questo luogo sono diverse le persone con disabilità, in particolare psichiche, che attraverso il lavoro della vite trovano una particolare tranquillità con il contatto con la terra e la natura.

Rientrati a Biella, andiamo a visitare la Città dell’arte” della Fondazione Pistoletto che ha l’obiettivo di ispirare e produrre un cambiamento responsabile nella società attraverso nuove idee e progetti creativi.  Il centro è un grande laboratorio che sviluppa processi di trasformazione sociale e nasce come attuazione concreta del Manifesto di Michelangelo Pistoletto. All’interno della museo si possono ammirare alcune delle opere di Pistoletto, in particolare modo l’utilizzo degli specchi e della multidimensionalità. Entrando ci si diverte ad essere parte delle opere, lo specchio, che non amo particolarmente perché riflette la mia immagine e spesso e volentieri mi infastidisce, è però un meraviglioso strumento creativo. Biella sta cambiando, basti pensare ai numerosi laboratori creativi e culturali nati all’interno di quelle che un tempo erano fabbriche.

Il territorio biellese ha però un vero gioiello: il Santuario d’Oropa dedicato alla Madonna Nera. Situato a circa 12 Km da Biella e a quasi 1200 metri di altitudine, il Santuario è circondato dalle Prealpi biellesi. A Oropa c’è la chiesa originaria e il nuovo monumentale santuario che fanno parte dei “Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia”, che dal 2003 sono divenuti anche patrimonio dell’UNESCO. E’ sicuramente un luogo con una grande energia e, nei giorni non festivi, di meditazione e tranquillità. Sono stati fatti diversi lavori per l’accessibilità, ma ancora molte cose (come la pavimentazione) potrebbero essere migliorate – la pavimentazione, ad esempio.

Rotellando slow

A Sala Biellese c’è la sede di Sloways, tour operator che organizza viaggi guidati o in libertà, a piedi o in bicicletta, adatti a tutti e in tutta Italia. Questo tour operator sta dedicando una parte delle sue energie per un nuovo progetto; la tracciatura della Via Francigena sempre per tutti sempre e con in mente la filosofia del viaggio lento.

Per questo nuovo progetto si sono dotati di un Tandem Hase Pino e di una handbike con pedalata assistita che noleggiano a chi vuole trascorre qualche giorno oppure qualche ora tra i percorsi della Serra Morenica. La Sloways si trova presso il Centro di Educazione Ambientale – Andirivieni, luogo totalmente accessibile e ottimo per essere luogo di partenza per percorsi ciclistici. Decidiamo di partire per una bella biciclettata: Alberto, di Conte di Sloways, si mette alla guida del tandem assistito, io nella parte anteriore, Alvise ci segue con una bicicletta a pedalata assistita. “Fatica si ma non troppa” – questo è il motto di Rotellando. Il tandem può essere a spinta muscolare o pedalata assistita ed è adatto a qualunque disabilità, nel posto anteriore può trasportare adulti o bambini. Credo che sia uno strumento ideale per tutte quelle famiglie che hanno un figlio con disabilità, infatti con l’utilizzo del tandem tutta la famiglia può effettuare delle tranquille passeggiate, insomma un ottimo modo per condividere insieme delle attività che normalmente non potrebbero essere svolte.

Il percorso lo facciamo con Pietro Scidurlo; lui è realmente un vero “camminatore rotante”, basti pensare che ha fatto per 4 volte il cammino di Santiago di Compostela ed ora ha pubblicato la prima guida al mondo per il Cammino di Santiago per tutti. Pietro ha inoltre costituito un’associazione “Free Wheels” che ha come scopo quello di creare e mappare itinerari accessibili. Pietro utilizza la handbike noleggiata da Sloways senza nemmeno usare la pedalata assistita, ci divertiamo a trascorriamo qualche ora in mezzo alla natura, ridendo e chiacchierando in un contesto di tranquillità.  Durante il percorso, sempre a Sala Biellese, c’è il Rifugio degli Asinelli, che, come dice il nome stesso, si occupa del benessere di asini, muli e bardotti ed è la base italiana di The Donkey Sanctuary – organizzazione no profit inglese. Presso questo centro  sono ricoverati più di 120 animali (un solo cavallo); tutti gli asinelli qua ospitati hanno subito maltrattamenti o sono stati donati da proprietari che non erano più in grado di prendersene cura. Mentre rotelliamo nel rifugio faccio amicizia con Rosita e mi sa che ora farò la sua adozione a distanza.

Astigiano

E’ inutile dire quanto sia suggestivo guidare tra le colline dell’astigiano, non ci si annoia mai e tra vigneti e prati si arriva a Albignano, un piccolo paese che ha un grande capolavoro Romanico: la Canonica di Santa Maria di Vezzolano. Un luogo non molto conosciuto ma che merita la visita e la contemplazione, anche del silenzio e della tranquillità che trasmette. L’entrata dell’abbazia ha tre scalini, ma poi all’interno vi sono delle pedane che vengono installate dai custodi, i vincoli delle belle arti non danno la possibilità di fotografare, ma forse è meglio così, ogni tanto è meglio ricordare.

Riprendiamo il sali e scendi tra le colline, che non sono delle semplici ma colline dichiarate patrimonio UNESCO. E’ proprio in queti vigneti che si producono il dorato Asti Spumante, il robusto Barbera, il dolce Moscato, i pregiati Barolo e Barbaresco, insomma il top del vini, non solo italiani ma anche mondiali.

Arriviamo a Castelnuovo Don Bosco e visitiamo la cantina che fa parte del Consorzio Terre dei Santi in cui vengono prodotti il Freisa e la Malvasia. La cantina è accessibile e usufruibile in piena autonomia come lo sono gran parte delle cantine che vi sono in questa zona. Dopo aver assaggiato “allegramente” una buona selezioni divini, ci spostiamo ad Asti.

Asti è un piccolo gioiello, con la sua grande Piazza Alfieri, in cui si svolge il palio, i suoi  musei, il bellissimo teatro, le vie dello shopping (Corso Alfieri, Corso Dante).  La maestosa Cattedrale di Santa Maria Assunta è il più bel esempio di arte gotica in Piemonte, con il suo campanile romanico.

Uno degli itinerari tra le colline è quello del barbaresco. Ci fermiamo a visitare uno dei più bei borghi italiani; Neive. Il centro è un piccolo salottino, vi sono alcune salite e le strade un po’ ciottolose (ma non troppo), ed è pieno di caratteristici ristorantini e bei monumenti storici. Un altro piccolo borgo è Barbaresco con la sua torre e i sui 671 abitanti. A Barbaresco c’è uno di quei posti in cui cibo e relax, i doni di queste terre, si amalgamano alla perfezione: Casa Nicolini. Torno a casa con qualche etto in più ma con la consapevolezza di aver visitato uno dei luoghi più belli d’Italia.

Novara da scoprire

Novara è ricordata nel mondo per il suo riso, per il vino e per la Basilica di San Gaudenzio ma per me, e non solo per me, anche per i suoi biscotti. Iniziare il tour novarese proprio dove nascono i Camporelli, ovvero i biscotti di Novara, non può che essere un grande inizio. Il Biscottificio Camporelli è un’azienda artigiana che ormai da cinque generazioni produce i tipici biscottini di Novara. Nati nel lontano 1852, è questi biscotti sono un prodotto con una lunga storia, che affonda le proprie origini addirittura nel sedicesimo secolo, quando le monache dei conventi li confezionavano e portavano in dono al clero novarese e romano. E’ un bis-cotto (ovvero cotto due volte) con tre semplici ingredienti: uova, zucchero e farina. Il resto è affidato a un macchinario per la doppia cottura inventato da un antenato della famiglia Camporelli e alla manualità dei dipendenti. La semplicità e l’artigianità lo fanno, a mio parere, il re dei biscotti secchi e delle mie colazioni.

Usciamo dal laboratorio per passeggiare per le vie della città sino ad arrivare alla Basilica di San Gaudenzio (patrono della città) con la sua cupola alta 121 metri  opera di Alessandro Antonelli. Si può salire con l’ascensore e poi con un montascale sino alla bellissima sala del compasso (in cui vi è il grande compasso che Antonelli utilizzò per le dime della cupola), un ampio salone con pavimento in legno e con la possibilità di ammirare le bellissime travi del sottotetto. Dall’altezza di 45 metri si ha la veduta delle alpi e della pianura.

La nostra passeggiata continua sino al Duomo con il suo porticato e le sue immense colonne che ti fanno sentire piccolo, piccolo e qui, come da tradizione s’inizia a discutere tra chi preferisce il Duomo, con la sua pomposità, e chi preferisce l’intimità della Basilica di San Gaudenzio. Personalmente fatico a scegliere in quanto sono due mondi talmente diversi.

Il Broletto, che si trova di fronte al Palazzo Comunale, è un complesso medioevale che sta riprendendo nuovo vigore soprattutto dopo i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ora sede della galleria Giannone, nell’aerea si tengono mostre ed esposizioni e con la bella stagione sono diversi gli eventi che animano questo bel quadrilatero medioevale.

In provincia di Alessandria

Questa tappa del viaggio piemontese inizia da Acqui Terme conosciuta per l’appunto per le sue terme. Appena si arriva si respira immediatamente un’aria d’altri tempo, un po’ retrò e decadente, anni venti e a tratti un po’ malinconica. Ho la sensazione di essere in un luogo dove è appena finita la festa. La visita alla cittadina inizia in uno degli stabilimenti termali più noti: “Il Regina”. Ho spesso pensato alla possibilità di prendermi un periodo per fare i fanghi termali, dev’essere così bello essere ricoperti di questo fango caldo e chissà magari la mia cervicale potrebbe davvero diminuire. Le sorgenti termali acquesi risalgono rapidamente, senza aver il tempo di raffreddare, attraverso faglie dove hanno acquisito l’alta temperatura che li contraddistingue. Si tratta di acque pluviali che penetrando lentamente nell’arco di 60/70 anni attraverso il sottosuolo si arricchiscono di minerali, principalmente rilasciati dai vasti depositi salini di mare, che un tempo occupava la Pianura Padana. Perciò le sorgenti sono considerate, oltre che sulfuree anche salsobromojodiche, definizione che evidenzia elementi tipici dell’acqua marina. Questa acqua, a partire dall’antichità sino ai giorni nostri è impiegata per diversi trattamenti medici in particolare per l’artrosi, le fibromialgie ecc.

Nel centro, non propriamente accessibile per via del ciottolato e di varie salite, vi è il simbolo della cittadina ovvero “La Bollente” – fontana da cui scorga l’acqua ad una temperature di 74,5°; la leggenda dice che i bambini appena nati venivano immersi nell’acqua bollente e se sopravvivevano venivano chiamati “scottati”… sti cavoli.

Da Acqui ci dirigiamo verso Ovada e già mi sembra di essere in Liguria sia per i palazzi colorati che per l’inflessione dialettale, in questo luogo dove il Piemonte e la Liguria si mixano alla perfezione, non posso che godermi il meglio delle due cucine e nella caratteristica piazzetta Garibaldi, ci fermiamo a mangiare da Archivolto.

Dopo pranzo, con la pancia bella piena, facciamo tappa a Silvano d’Orba per visitare la distilleria di grappe “Gualco”. Appena si apre il portone s’inizia ad odorare il profumo di grappa. La particolarità di questa distilleria (nata nel 1870) è quella che la grappa viene distillata con alambicco a bagnomaria alla piemontese. Il mastro distillatore carica per ogni “cotta” una limitata quantità di vinaccia ed ottiene pochi litri di grappa con caratteristiche uniche e ben differenziate. Il procedimento a bagnomaria ha il vantaggio di impedire che la grappa ottenuta prenda cattivi gusti in particolare di fumo o di bruciato. Nel negozio si trova di tutto dal profumo fatto con la grappa, a liquori alle grappe con fiori, aromi e frutti.

Riprendiamo la strada collinare attraverso i paesaggi e i paesi per addentrarci nelle terre del Gavi e raggiungere Voltaggio, in cui troviamo un convento al cui interno si può ammirare la Pinacoteca, una raccolta di quadri donati alla fine dell’800 da Padre Piero Repetto. L’accessibilità è limitata dalla presenza di diversi singoli scalini. Oramai è l’ora del tramonto e non c’è posto migliore per ammirarlo che nell’accogliente “Ostelliere” a Monterotondo di Gavi, un luogo realmente magico tra boschi e vigne.

I mondi di Novi Ligure

Il viaggio riparte da Novi Ligure, dove incontriamo due persone davvero eccezzionali, due persone entusiaste del loro lavoro e con la voglia di scoprire come rendere, tra le varie attività, più accessibile il loro territorio. Alessandra con il suo “Mondo in Valigia” (un’ agenzia viaggi e tour operator che offre itinerari specializzati a Torino e in Piemonte) e Barbara il volto del Distretto del Novese e dell’alto Monferrato. L’allegra brigata parte alla scoperta della cittadina di Novi Ligure dal centro storico – lastricato con sanpietrini ma non disconnessi e con rotaie a lose centrali. Rotellenado si ammirano le famose “facciate dipinte” dei palazzi dell’antica nobiltà genovese sino ad arrivare alla gemma nascosta dell’Oratorio della Maddalena (accessibile con portone piano strada). Guardandola da fuori parrebbe una chiesa come tante altre ma poi all’interno si scopre che alle spalle dell’Altare maggiore ci sono 21 statue che raccontano la Passione di Cristo,che lasciano davvero incantati.

Usciamo e con estrema facilità ci immergiamo in un altro mondo, totalmente differente: quello della bicicletta. A Novi Ligure c’è quello che viene considerato il più grande omaggio alla storia della bicicletta e del ciclismo: il Museo dei Campionissimi che vuole anche essere un omaggio ai due protagonisti novesi che ne hanno ispirato l’idea ovvero il grande Fausto Coppi e Costante Girandengo. All’interno vi è una grande pista centrale che racconta l’evoluzione del fondo stradale: dalla terra battuta, al mio tanto amato acciottolato sino all’asfalto e sono collocate sopra 40 biciclette che raccontano l’evoluzione tecnica della bicicletta, dal primo esemplare in legno sul modello disegnato a fine ‘400 da Leonardo da Vinci fino agli ultimi prototipi al titanio. Devo dire, che alla fine, a parte i materiali che sono diventati veramente più leggeri, la bicicletta nei secoli è sempre rimasta quasi identica a se stessa. Nelle altre sale è esposta la storia del Giro d’Italia attraverso immagini e pagine di giornali sino ad arrivare alle sale che rendono tributo a Coppi e Girandengo. Un’ultima sala è dedicata all’esposizione di biciclette legate ai mestieri come quella del venditore di caldarroste, dell’arrotino, del fornaio o quella destinata al trasporto delle bombole del gas.

Dal mondo sportivo ci gettiamo in un altro decisamente più dolce, ovvero quello del cioccolato, altra specialità di questa cittadina. Noi scegliamo il rosso di Bodrato e che dire a parte che bisogna solamente lasciarsi andare e strafogarsi, nel mio caso, dentro al cioccolato fondente.

Riso, storia e arte. La nuova Vercelli

Se dici Piemonte, dici vino ma dici anche e soprattutto riso, infatti, un antico proverbio ricorda che: “Il riso nasce nell’acqua ma deve morire nel vino”. Ora è arrivato il momento di visitare il vercellese, terra d’elezione di questo amato cereale.

Le risaie con i loro colori e le loro stagioni sono un luogo che mi affascina, anche perché spesso e volentieri il cielo e l’acqua s’incontrano. E’ affascinante l’inverno quando la risaia riposa e il tempo si ferma con le sue foschie, le sue nebbie e tutto sembra uguale nel suo silenzio e  nel suo bianco grigio. In primavera iniziano i lavori, il silenzio scompare ma arriva l’acqua con il suo azzurro. In estate è tempo di verde, del riso germinato, la vita riprende con i voli di aironi, garze e i salti delle rane, sarebbe quasi tutto perfetto se non fosse per le zanzare assassine, in autunno è il giallo con il suo raccolto a fare da padrone. Questo è il fascino delle risaie, con la loro cultura culinaria e tutte le varietà di riso: dall’Arborio (il più consumato e famoso in Italia), al Baldo ideale per le cotture al forno sino al Balilla per i dolci e le minestre.

Arrivo alla Tenuta del Castello, a Desana (VC) un piccolissimo paesello del vercellese.  Tenuta del Castello è un agriturismo con camere accessibili e un altrettanto accessibile ristorante in cui mangio un’ottima “panissa” (riso, fagioli, cotiche, battuta di lardo e salame d’Induja)

Dopo pranzo inizio a visitare le risaie e prendo parte a tutte le fasi della lavorazione del riso. Resto affascinato da questo mondo e spero di ritornarci per raccontarlo anche dal punto di vista fotografico. La risaia resta comunque un posto normalmente accessibile, in quanto è pianeggiante e con zone in cui potersi fermare e assaporarne i silenzi, i colori e la fauna.

E’ toccante comprendere quanto fosse faticoso e pericoloso il lavoro della mondina che consisteva nello stare per intere giornate con l’acqua fino alle ginocchia, a piedi nudi e con la schiena curva per togliere le erbacce infestanti che crescevano nelle risaie e che disturbavano la crescita delle piantine di riso, tra bisce e zanzare. Il bellissimo film di Giuseppe de Santis, “Riso Amaro”, ci offre uno spaccato di qullo che era il mondo delle mondine subito dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Dopo aver visitato le risaie, rotello per il centro di Vercelli ed ancora una volta, mi rendo conto di quanta poca attenzione ci sia nel rifacimento dei percorsi e delle aeree pedonali. Piazza Cavour e le vie vicine sono in ciottolato, le rotaie di scorrimento sono molto strette e girare non è affatto rilassante e piacevole.

Luogo invece accessibile e meraviglioso per le sue sale è il Palazzo Pasta sede del Consorzio d’Irrigazione Ovest Sesia che governa, controlla e distribuisce l’acqua per irrigare le risaie. Il consorzio amministra 9.000 km di canali in cui vi lavorano 150 uomini tra tecnici e acquaioli che regolano giornalmente i canali al millimetro. Il Canale Cavour è un’autostrada d’acqua lunga 80 km che inizia a Chivasso, lungo il fiume Po, e finisce a Galliate nel Ticino. Il canale fu costruito in soli tre anni,  dal 1863 al 1866. Ombretta Bertolo – direttrice del Consorzio – con grande entusiasmo m’illustra le attività che svolgono dall’agricoltura, all’eco turismo sino al patrimonio delle cascine e all’archeologia dell’agricoltura. Ombretta mi racconta anche l’affascinante storia del Canale Cavour che potrebbe essere utilizzata come trama per una serie tv. L’idea del canale fu di un certo Francesco Rossi, fu il primo che, negli anni quaranta del XIX secolo, ne ideò la realizzazione. Il primo progetto fu abbandonato, probabilmente perché il tracciato avrebbe attraversato i terreni di proprietà del conte di Cavour, ma l’idea fu mantenuta e successivamente l’opera fu affidata nel 1852 all’ingegnere Carlo Noè, dall’allora presidente del Consiglio dei ministri del Regno di Sardegna, il conte Camillo Benso di Cavour. Francesco Rossi, deriso per anni, morì in solitudine.

Esco dall’Ovest Sesia ed entro in un’altra bella realtà: il Museo Borgogna. Antonio Borgogna, di famiglia vercellese borghese, dopo essersi occupato di diverse aziende agricole familiari e ad aver contribuito ad opere di beneficenza per i meno abbienti, iniziò ad effettuare diversi viaggi in cui raccolse numerose opere d’arte. La ricchissima collezione e il palazzo in cui viveva furono trasformati in un museo nel 1907. La visita, all’interno del museo, la faccio con la Direttrice Cinzia Lacchia. La sua energia e l’amore per questo luogo è talmente contagiosa che ti verrebbe la voglia di restarvi ore ed ore. Cinzia è una persona innovativa, attraverso diverse attività sta portando il museo verso l’esterno, organizzando eventi come la merendarte oppure feste di compleanno per bambini. Le attività si rivolgono al cittadino nelle sue molteplici forme, caratteristiche e bisogni (studenti, adulti, disabili, associazioni e gruppi, famiglie, turisti della cultura), facendo in modo che il museo sia un luogo vivo e d’incontro e non “museale” in cui si deve stare in silenzio e in contemplazione.

La verde Cuneo

Cuneo è senza alcun dubbio la provincia più lontana da dove abito: Domodossola. Cuneo è sicuramente la provincia verde per eccellenza, è il verde forte ed intenso che rimane negli occhi, nelle narici e anche un po’ nel cuore ma andiamo con ordine. La prima tappa è a Vicoforte in cui si visita la bellissima Santuario Regina Montis Regalis. Questo luogo per me odora di ricordi, infatti è qua che ho fatto la mia primissima gita scolastica, ero in seconda elementare. Quindi Vicoforte, Mondovì e lo zoo safari di Murazzano sono stati i luoghi del mio primissimo viaggio, insomma fu l’antesignano dei rotellando, fatto con l’autobus della scuola, in braccio alla mia mamma e con tutti i miei amichetti della classe di allora. Bei ricordi! Ritornarci e rivedere quella cupola che ricordavo gigantesca, e lo è veramente, basti pensare che è la cupola con sezione orizzontale ellittica più grande al mondo.

Seconda tappa, Mondovì. Questa cittadina è costruita su un colle e ha la particolarità di essere al centro di pianura, mare, montagne e colline infatti, la città guarda la pianura che conduce a Torino (distante 90 km), è posta su un colle che segna il limitare con le Langhe, si trova 60 km dal mare di Savona, infine le Alpi Marittime la separano alle stazioni turistiche invernali. E’ distribuita su più livelli, dal Rione Breo prendiamo l’accessibilissima funicolare che ci porta direttamente nella piazza medioevale del paese. La Piazza in se è sicuramente accessibile, un po’ meno le vie adiacenti per via del ciottolato e delle irte salite. Un luogo da non perdere è il Museo della Ceramica che mette in mostra una ricca collezioni di ceramiche e ci raccontata la storia della produzione della ceramica, che nell’800 faevano di Mondovì una zona ricca di industrie ceramiche.

Da Mondovì a Cuneo ci mettiamo tre quarti d’ora scarsi e subito iniziamo a passeggiare per la centralissima Via Roma e il suo centro storico. Bella, tranquilla, frizzante, un corso con locali aperti sino a tardi, ristorantini curati e con un menu da fare invidia a molti ristoranti stellati. Un’area diventata pedonale da poco, per via della ristrutturazione della pavimentazione e una cura particolare è stata fatta proprio nell’abbattimento delle barriere architettoniche. Dopo aver ristrutturato le facciate e i portici si è pensato di rifare la pavimentazione della via principale della città, per renderla più vivibile e funzionabile grazie anche all’eliminazione delle barriere architettoniche, sono state sostituite le lastre con pietre di Luserna e i cubetti di diorite e offrono il miglior compromesso tra qualità di intervento (resistenza) e i vincoli imposti dalla Sovraintendenza. Cuneo è sicuramente una città vivibile: dal verde, all’eccellenza di luoghi storici come il Complesso di San Francesco, alla vivibilità di una città che pare un paese.

Dopo Cuneo è la volta di dirigersi verso Entracque dove andiamo a visitare il Centro Faunistico Uomini e Lupi. Primo centro italiano interamente dedicato alla conoscenza del lupo vuole fare capire allo spettatore come l’animale sia arrivato nelle Alpi, la formazione e la vita dei branchi, le tecniche di caccia e l’affascinante storia di Ligabue, il giovane maschio seguito nei suoi spostamenti dall’Appennino fino alle Alpi Marittime. Un percorso interattivo, multimediale e coinvolgente in cui si ha la possibilità di scoprire che il lupo non è per nulla cattivo. Alla fine dell’itinerario vi sono delle torrette e se si è fortunati (gli animali non si comandano a piacimento del turista) si possono avvistare alcuni lupi che sono ospitati in un recinto di circa otto ettari. Si tratta esclusivamente di animali che non potrebbero vivere in libertà perché vittima di gravi incidenti o in quanto già nati in condizioni di cattività.

Rotellando al Lago D’Orta

La bellezza del Piemonte è la sua diversità, si passa dalle colline alle risaie, dalla pianura ai fiumi, sino ad arrivare ai laghi per poi salire sulle Alpi. Il lago che preferisco per la sua intimità e il suo romanticismo è, con certezza, il Lago d’Orta. Oggi inizio ammirando il lago dall’alto, ovvero dal Sacro Monte di Orta che fa parte del gruppo dei nove Sacri Monti considerati patrimoni dell’umanità dall’UNESCO. Un Sacro Monte “è un complesso devozionale posto sul versante di una montagna con una serie di cappelle in cui vi sono rappresentate, con dipinti e sculture, scene della Vita di Cristo, di Maria o dei Santi. I Sacri Monti offrivano la possibilità ai pellegrini di visitare i Luoghi Santi con la riproduzione, in scala minore, degli edifici in cui si era svolta la Passione di Cristo. Essi sono collocati su di una altura elevata, in una posizione appartata rispetto al centro urbano, in un ambiente più naturale, e vi si giunge prevalentemente mediante un pellegrinaggio”. Il Sacro Monte di Orta è interamente dedicato alla vita di San Francesco, non è possibile rotellare per tutte le cappelle, così come entrarci (hanno quasi tutte uno/tre scalini) ma sicuramente si può effettuare una tranquilla passeggiata ammirando uno dei panorami più belli del nord Italia, dove spicca il lago d’Orta e la sua isola di San Giulio (in cui vi è un monastero di monache di clausura).

La leggenda di San Giulio narra che alla fine del IV secolo, i due fratelli greci Giulio e Giuliano, originari dell’isola di Egina, arrivarono sulle rive del lago e si dedicarono all’abbattimento dei luoghi di culto pagani e alla costruzione di chiese. La leggenda vuole che San Giulio abbia individuato nella piccola isola il luogo adatto per costruire la centesima chiesa, ma non trovando nessuno disposto a traghettarlo, Giulio avrebbe steso il suo mantello sulle acque navigando su di esso. Sull’isola poi sconfisse i draghi e i serpenti che la popolavano, gettando le fondamenta della chiesa nello stesso punto in cui oggi si trova la basilica. Insomma un supereroe d’altri tempi.

Scendiamo ad Orta il cui centro è completamente pedonalizzato ed è caratterizzato da viuzze strette molto pittoresche: la principale corre parallela alla riva del lago e si interseca con alcune ripide viuzze poco accessibili. Al centro del paese, che fa parte del circuito dei borghi più belli d’Italia, si trova Piazza Motta, vero e proprio salotto affacciato sul lago, dalla quale partono le imbarcazioni dirette all’Isola, che non è particolarmente accessibile. E’ bello lasciarsi cullare dai colori dell’acqua, posizionarsi in uno dei ristoranti che si affacciano sul lago e mangiare e godersi il luogo. Noi mangiamo un menu con i fiocchi al ristorante albergo Leon d’Oro che, nonostante sia ubicato in pieno centro e in una edificio storico (quest’anno compie i 200 anni di attività) è totalmente accessibile.

Se non ci si è ancora stanchi di scoprire scorci e panorami mozzafiato, allora non si può non visitare il Santuario della Madonna del Sasso, eretto su un alto sperone granitico fra il 1730 e il 1748. Il balcone naturale ove sorge la chiesa offre una vista dell’intero Lago d’Orta, delle colline circostanti, del Mottarone, della Pianura Padana e delle Alpi, che dire se non che è tutto accessibile. Orta è un gioiello, Pella il paese di fronte è una gemma sia per la possibilità di ammirare Orta nella sua interezza, sia per la sua tranquilla passeggiata, anche questa volta il tour nel Cusio non si smentisce per la serenità che trasmette. Ma le sorprese non finiscono, andiamo a dormire all’hotel Splendid di Baveno, un luogo che non può che dare ragione al suo nome, sia per le camere che per la vista.

Il vizio della bellezza: il Lago Maggiore

Il Lago Maggiore è l’eterno secondo, per ampiezza, per profondità ed anche per popolarità. Il Lago di Como, con i suoi vip e le sue ville lo ha spesso detronizzato ma con le sue sponde lombarde, svizzere e piemontesi, il Lago Maggiore è sicuramente primo per diversità e, a mio parere, non è secondo a nessuno, anzi…

Una tappa obbligatoria per chi visita il Lago Maggiore è quella ai giardini di Villa Taranto, a Pallanza. Sedici ettari di giardini terrazzati, 7 km di viali in cui immergersi tra 1.000 piante non autoctone e circa 20.000 varietà e specie di particolare valenza botanica; questi sono i numeri di uno dei giardini più belli al mondo. Passeggiamo tra la distesa delle eriche, entriamo nelle serre con la “Victoria cruziana” e poi continuiamo nei viali di Azalee, Aceri, Rododendri e Camelie, nei giardini delle Dalie con oltre 300 varietà, tra i mille colori delle fioriture autunnali con lo sfondo dei Giardini all’Italiana. Annusare i profumi e capire quanto la natura sia ricca di bellezza . Neil Mc Eacharn, a cui dobbiamo la nascita di questi meravigliosi giardini, diceva: “Un bel giardino non ha bisogno di essere grande, ma deve essere la realizzazione del vostro sogno anche se è largo un paio di metri quadrati e si trova su un balcone”. I giardini sono totalmente accessibili, anche se in alcuni punti l’accompagnatore deve munirsi di pazienza e soprattutto di fiato per la spinta.

Non possiamo dirci dei veri turisti sul Lago Maggiore se non andiamo a fare una visita alle Isole Borromee, a Stresa. Purtroppo l’isola Bella e l’Isola Madre sono quasi totalmente inaccessibile, mentre è possibile accedere all’Isola dei Pescatori (l’unica ad essere abitata tutto l’anno da circa 70 persone) anche se il ciottolato non manca. L’Isola dei Pescatori è il luogo ideale, ovviamente, per mangiare del buon pesce di lago (lucio, coregone, anguilla). La piacevolezza del lago e del suo paesaggio lo si vive anche dal traghetto, il mezzo che ci porta alle isole o verso la sponda lombarda.

Il giardino botanico Alpinia che si trova ad Alpino di Stresa è un altro luogo che non dobbiamo tralasciare durante una visita sul Lago Maggiore. Il giardino copre una superficie di circa 40.000 mq ed ospita più di 1000 specie botaniche provenienti dalla fascia alpina e subalpina, nonché dal Caucaso, dalla Cina e dal Giappone; è per metà accessibile da una passeggiata in legno ed offre una balconata naturale con un ampio belvedere sul Lago Maggiore e le Isole Borromee, oltre a una vista su alcune vette del Parco nazionale della Val Grande e le Alpi Lepontine.

Ossola mia !

E’ tempo di salire in montagna. La prima tappa di oggi è all’Alpe Devero, in Valle Antigorio, a 1600 mt. L’Alpe Devero è comodamente raggiungibile in auto e la piana dell’Alpe è pianeggiante e discretamente accessibile. Da Devero si può inoltre arrivare in un piccolo Paradiso montano che è l’Alpe Crampiolo ma bisogna però chiedere l’ausilio di pulmino elettrico.

Salutiamo l’Alpe Devero e ci dirigiamo verso la famosa Cascata del Toce,in Val Formazza. La cascata, una delle più belle cascate delle Alpi, è situata ad una altezza di 1673 mt, con essa il fiume Toce compie un salto alto 143 m su un reclinamento roccioso di 200 m, con un fiocco d’acqua alla base di 60 m.

Proseguendo verso le cime innevate arriaviamo a Riale di Formazza (1712 mt) un’estesa piana, accessibile, in cui si gode il fresco durante l’estate e il silenzio della neve in inverno. Di ritorno dalla Valle Formazza non posso non fare una sosta in uno dei miei luoghi preferiti: le Terme di Premia.

Il secondo giorno che passo sulle Alpi decido di trascorrerlo in Valle Anzasca a Macugnaga, ai piedi del Monte Rosa . Prima salgo in seggiovia per andare al Burky e al Belvedere, l’esperienza della seggiovia è sempre molto emozionante, soprattutto per chi come me soffre di vertigini. Poi si va ancora più in alto e con la funivia saliamo sul Monte Moro a 2868 mt. La funivia è nata negli anni ’60 è totalmente accessibile o meglio quasi totalmente, infatti ha ben 4 montascale ma, arrivati in cima, non vi è l’ultimo che servirebbe per arrivare all’interno del rifugio in cui vi è una bellissima terrazza dove si può ammirare il maestoso Monte Rosa. Dopo aver fatto tutta questa “fatica” non si riesce a pranzare e gustarsi il reale motivo della salita, insomma l’accessibilità viene mozzata propria sul finire e sul più bello.

Vista la gentilezza e la disponibilità del personale della funivia, l’ultima scalinata la faccio con il loro aiuto e con l’aiuto dei miei amici e, anche se il Rosa è nascosto dalle nuvole, abbiamo il piacere di vedere, a pochissimi metri, alcuni stambecchi.

Laghi, montagne e rotelle

Il Distretto Turistico dei Laghi è l’Agenzia per l’accoglienza e la promozione turistica locale del Lago Maggiore, del Lago d’Orta, del Lago di Mergozzo e delle Valli dell’Ossola. Con oltre tre milioni di presenze l’anno, per oltre il 70% straniere, l’area del Distretto Turistico dei Laghi è la destinazione turistica internazionale più importante del Piemonte. Il Distretto dei Laghi ha deciso di promuovere il turismo accessibile attraverso questo video. Io mi sono divertito a rotellare per il territorio montano e lacustre durante le riprese, spero che anche altre agenzie turistiche locali prendano spunto e promuovano il loro territorio accessibile, ogni territorio ha opportunità accessibili.

Giulia Virgara

Nata nel 1991 a Milano, giovanissima fotografa e videomaker che con la sua sensibilità, il suo entusiasmo e la sua allegria riesce a ritrarre in maniera viva ogni viaggio. Ha frequentato l’Istituto Italiano di Fotografia e collabora e lavora con numerosi fotografi. La sua passione e specialità è “il ritratto”.

Alvise Crovato

Nasce e vive Milano. Ha frequentato la Facoltà di Scienze Umane e dell’Ambiente, ha lavorato come fotografo per la “Mitteleuropea della Caccia a Cavallo” (caccia alla volpe simulata), per l’Istituto Italiano della Fotografia.Si sposta frequentemente tra Zurigo, Treviso e Sarteano (SI).