Rotellando in Danimarca con Giulia e Alvise

Una nuova avventura sta per partire, un nuovo rotellando e nuovi amici mi accompagneranno in questo viaggio. Sto per partire per il nord, per la splendida Danimarca, alla scoperta di Copenaghen e del sud del paese con le sue meravigliose isole. Arriveremo in piena primavera (speriamo nel bel tempo) con già diverse ore di luce, in un paese in cui la tolleranza per le diversità è parte del sentire comune.

Copenaghen è appena stata presa d’assalto da uno degli eventi dell’anno, gli Eurovision Song Contest 2014, in cui proprio a proposito di tolleranza ha vinto Conchita, la drag queen con la barba, ma gli eventi che la capitale danese ha per la primavera e l’estate sono moltissimi, vedremo di scoprirne alcuni.

Sono curioso di mettere alla prova i mezzi di trasporti danesi per verificare se è vero che sono accessibili e se è un paese realmente così “easy” per le rotelle com’è spesso evidenziato, se i marciapiedi sono facilmente usufruibili sia dalle ruote delle biciclette, sia da quelle delle carrozzine.

I miei compagni d’avventura saranno Giulia Virgara Alvise Crovato, entrambi studenti dell’Istituto Italiano di Fotografia di Milano dove ho avuto la possibilità, in alcune occasioni, di presentare i “rotellandi”.

Danimarca smile

Sono molte le cose che mi arricchiscono nel viaggiare e nel fare i “rotelladi”, una su tutte quella di partire con persone che non conosco o poco più. Con gran parte dei fotografi con cui ho viaggiato, ci siamo conosciuti e visti per la prima volta in aeroporto oppure qualche giorno prima, scambiandoci qualche idea del viaggio ma lasciando tutto (certe volte troppo) al momento e al vissuto. Con alcuni si continua a viaggiare mentre con altri si resta in contatto, con tutti è stata una bella e straordinaria esperienza. Arricchente e gratificante.

Con Alvise e Giulia è stata più meno la stessa cosa, mi sono stati segnalati dal preside dell’Istituto Italiano di Fotografia (dove loro stanno terminando il secondo anno), siamo andati a mangiare sushi e un mese dopo ci siamo trovati all’alba, in aeroporto, con destinazione Copenaghen, pronti per una nuova avventura e per nuove conoscenze.

Prendere le misure, capire l’altro ed entrare in sintonia non sono cose da poco, soprattutto quando ci sono elementi come l’essere fotografato o il fotografare. Nonostante si possa pensare il contrario, non sono una persona che si lascia fotografare facilmente, nel senso che ho mille antenne raddrizzate che mi comunicano quando c’è un obiettivo in azione e questo mi fa mettere immediatamente in “posa”. Mi sto impegnando a liberarmi di queste antenne. Con Alvise e Giulia c’è stato da subito un elemento, che poi ha caratterizzato l’intero viaggio: il riso (non quello del sushi) ma quello di ridere.  Già, è il sorriso il denominatore comune di questo trio partito per la Danimarca. Tre risate diverse, tre diversi modi di sorridere alla vita. Giulia è la risata bella, grassa, contagiosa, è l’allegria. Alvise è l’ironia e lo humor inglese, ed io sono la battuta pungente a tratti acida.  Questi tre tipi di sorrisi sono arrivati in Danimarca in cui sorriso e gentilezza sono decisamente presenti.

Dormiamo al Generetor Hostel proprio nel centro di Copenaghen. Appena entro nella stanza mi rendo conto che dormirò poco nelle prossime notti; essendo abituato a dormire al buio assoluto, qua ci sono grandissime finestre (che amo tantissimo) da cui entra tantissima luce con tende da tirare (che odio) che faranno filtrare molta luce appena sarà giorno ovvero alle tre del mattino. Rassegnato, ma anche felice di tutta questa luce, inizio a gironzolare per le vie di Copenaghen. La pavimentazione non è delle migliori, infatti, il centro storico è ricoperto da mattonelle che mi fanno vibrare e saltare come se fossi seduto sopra a un martello pneumatico, purtroppo mancano delle strisce di scorrimento abbastanza ampie così che entrambe le rotelle di una carrozzina scorrano senza problemi (tutto il mondo è paese).

La città è un work in progress, ci sono diversi cantieri aperti;  stanno allargando le corsie ciclabili, i marciapiedi e stanno espandendo la metropolitana. Tutti questi lavori faranno di Copenaghen una delle città più vivibili in Europa, speriamo anche per i rotellati e non solo per i cugini biciclettati che qua sono tantissimi.

Ci avviamo verso Nyhavn, il luogo più turistico della città e mentre rotello per la via, inizio a sentire un cigolio e poco dopo, crac, ecco che perdo una rotella. Una delle rotelline anteriori…. “Azz !!!” , è l’imprecazione più fine che in quel momento è uscita dalla mia boccuccia.  Questo è uno degli incidenti di percorso che possono capitare, oltre a bucare e perdere altri pezzi di carrozzina.  Da perfetto sbadato, non ho portato con me il kit con viti e bulloni, così Alvise deve immediatamente togliere la divisa di fotografo per indossare quella del meccanico ed andare alla ricerca di un ciclista, che per fortuna in questa città sono moltissimi. Dopo qualche minuto ritorna con rotella e bulloni; tutto risolto, anzi, devo dire, meglio di prima. Intanto un po’ di panico l’ho vissuto nell’immaginare un rotellando senza rotelle. Ora però il viaggio prosegue, alla scoperta di questa città che già mi piace molto!

Tolleranza 1 – Fredezza 0 – Danimarca 10

Passeggiare per Copenaghen in una bellissima giornata di sole è un’esperienza rilassante. I danesi appena vedono arrivare un po’ di sole si buttano fuori dalle case in cerca del calore e della luce che per molti mesi non hanno visto; come lucertole si appostano al sole. Quello che mi sorprende maggiormente, però, è l’aria di serenità, infatti, nonostante la folla di persone che gironzola per le strade, le auto e le bicilette che sfrecciano a velocità cibernetica e nonostante tutto questo movimento, ci si sente rilassati e tranquilli.  Ci metto un po’ di tempo per comprendere meglio perché non mi sento rincitrullito e frullato, come spesso mi capita quando sono nelle metropoli e credo che il segreto stia proprio nei danesi e nel loro approccio alla vita. Li vedi mentre passeggiano, mentre parlano, sono gentili, calmi e rassicuranti, lo sono nel modo di muoversi e di atteggiarsi alla vita, con discrezione e con gentilezza. Sono sorridenti ma non in maniera superficiale, a tratti mi sembrano persino felici e in pace con tutto il mondo.

E’ comune dire che le persone del nord siano “fredde”, come a voler significare che siano aridi di sentimento, come se la passionalità e i tormenti del mondo latino siano invece indici di grandi sentimenti. Mi accorgo invece proprio tra queste strade che forse hanno imparato a gestire meglio i canali emotivi, senza per questo perderne la bellezza dei sentimenti e non esagerando con le imprecazioni e gli atteggiamenti alcune volte eccessivi di noi latini. Di cui sono un chiaro rappresentante. Non è duenque un caso che Amleto sia proprio danese e che il suo castello si trovi a Kroborg nella Selandia del Nord; la sua indecisione tra la vita e l’azione (essere o non essere) pare abbia poi nel tempo risolto un pò di problemi/tormenti esistenziali proprio al suo popolo.

Iniziamo a girare per il centro a piedi, un modo molto economico ed utile è utilizzare la Copenhagen Card che  permette di girare gratuitamente la capitale e i suoi dintorni con i mezzi pubblici nonché entrare liberamente (o con sconto) in oltre 70 attrazioni della zona. Entriamo nell’aerea pedonale chiamata Strøget  e sono molti i locali carini che si possono ammirare. Ci fermiamo davanti a quello che credo sia un banalissimo fioraio ma che in realtà è una vera e propria boutique floreale. Entriamo nel mondo dei fiori di Tage Andersen’s, un artista  che compone opere con i fiori, il suo compagno ci illustra con tanto orgoglio le opere e l’ultimo libro sulle camelie scritto da Tage. Io purtroppo non riconosco la differenza tra una camelia e un rododendro pertanto fatico a capire molte delle cose che mi sono dette, ma mi piace l’entusiasmo con cui vengono spiegate le composizioni create e la magia che stà in quelle parole.

Più in la c’è un’auto rovesciata che testimonia una campagna pubblicitaria, dopo pochi passi nella piazza dei francescani, Linda la nostra guida che parla italiano, ci indica l’attuale capo dell’opposizione danese (secondo lei prossimo primo ministro) che gira tranquillamente con la propria famiglia, senza essere disturbato (anche se poi noto che sono in molti che con la coda dell’occhio lo osservano ma effettivamente nessuno lo disturba). Poco dopo incontriamo una coppia gay che spinge una culla e discute sugli orari per allattare il loro “baby”. Linda ci ricorda in Danimarca, il 2014, è l’anno in cui si festeggiano i 25 anni per la legalizzazione dei matrimoni gay (nozze d’argent); non mi sembra che il paese nel frattempo sia caduto nel peccato e nemmeno che siano diminuite le famiglie tradizionali, anzi sono tantissime le famiglie giovani che si vedono in giro per la città.

Incontrando in pochi minuti diverse realtà e vedendo come si amalgamo bene, non riesco a non pensare che alcuni paesi siano riusciti a creare uno stato sociale funzionante (ciottoli per le rotelle a parte) e che la tolleranza sia riuscita ad entrare nella vita di tutti i giorni in maniera talmente forte da far pensare che non ci siano diversità.  Alla faccia della freddezza dei nordici e dei vichinghi,  meglio qualche ghiacciolo in più che tante sbraitate infuocate per nulla.

Divertimento allo stato puro

Da Copenaghen prendiamo il treno per Humlebæk dove andremo a visitare il Museo Louisiana.

Al binario ci è stato detto di aspettare il treno nell’area segnata in giallo, in modo che il capotreno possa subito notare che una sedia a rotelle deve salire a bordo; l’aria segnata in giallo non la troviamo ma in maniera abbastanza semplice saliamo in treno e così scopro che in Danimarca un rotellato può partire quando meglio preferiscequasi fosse un viaggiatore “normale”. Resto un po’ deluso quando vedo che per salire c’è uno scalino, pensavo di poterci salire da solo e invece senza l’aiuto di qualcuno non è possibile. Va beh, me ne farò una ragione.

Arriviamo nella piccola ma incantevole stazione di Humlebæk in un orario in cui la luce fa appena capolino e il silenzio del tramonto avvolge tutta la stazione Prima di avviarci verso il museo, ci divertiamo, in totale serenità,  a fare un piccolo shooting fotografico in una costruzione di mattoni con i raggi di luce che filtrano dalle finestre e danno magia a tutto quello che ci circonda.

 Quando varchiamo la soglia del Luosiana Museum, si ha la sensazione di entrare in un grande quadro interattivo in cui paesaggio, sculture, quadri sono tutto un grande insieme. Si fatica quasi a comprendere se il mare è vero oppure se è una gigantesca tela, tutto è talmente ordinato e in sintonia, tra arte e natura; si passeggia tra sculture nel parco, si gironzola per le sale in cui sono esposte opere di arte moderna. Fatico a scegliere se è stato più emozionante rotellare nel prato tra le sculture di Calder e di Mirò, godersi il pranzo nella caffetteria ammirando il paesaggio del mare e del tramonto o gironzolare nelle grandi sale con le opere di Warhol. Insomma trascorrere qualche ora al Luisiana è senza dubbio un esperienza da fare soprattutto se si vuole ammirare il connubio tra architettura, design e ambiente naturale.

Le giornate in Danimarca faticano a finire, non diventa notte così facilmente, quindi, con ancora molte ore di luce davanti a noi, decidiamo di fare un giro al Tivoli Park,  un parco di divertimenti nel centro di Copenaghen.

Non ci sono solo giostre, montagne russe e il calcio in culo più alto del mondo, c’è anche la storia della città, c’è il modo in cui i danesi vivono e percepiscono i vari momenti dell’anno. Tivoli è diversa a Natale, lo è ancora di più ad Halloween oppure in piena estate, si trasforma e cambia come le stagioni.

Giulia impazzisce per tutte le attrazioni, forse avremmo dovuto sedarla prima di entrare nel parco. Alla fine ci convince a salire sulle montagne russe. Erano anni che non ci salivo, soffro di vertigini. L’ultima volta lo feci a Los Angeles sulle Magic Mountains, anni ed anni fa. Mi ricordo che a Gardaland le persone in carrozzine non le facevano salire manco sulle tazze, mentre negli USA, se ti prendevi la responsabilità potevi partire anche con lo Shuttle.

Per Alvise è la prima volta ed io penso che vorrei che fosse l’ultima. Quando si arriva con il carretto in cima alla montagna e poi ci si lancia nel vuoto, mi chiedo la motivazione di tutto questo; la comprende solo alla fine, divertimento allo stato puro, gioco e risate e quindi ci rifacciamo un altro giro. E’ proprio questo che mi piace del viaggio, fare cazzate che non faresti nel tuo habitat naturale…mmmmhh non è vero le faccio anche quando sono a casa.

Rotellando per Copenhagen

Copenaghen si rinnova, si capisce dai molti cantieri che sono sparsi in città, in particolare nella zone del centro. Stanno ampliando la metropolitana, i marciapiedi verranno allargati e le piste ciclabili, che sono già moltissime,ulteriormente incrementate). Copenaghen vuole diventare “La Città” a misura d’uomo e lo sarà sicuramente tra qualche anno.

Monocle Lifestyle Magazine ha dichiarato Copenaghen la città più vivibile al mondo – di nuovo. Infatti, per la terza volta, la capitale danese si trova in cima alla classifica stilata dalla rivista britannica. Conquistare la vetta del mondo per qualità della vita urbana richiede il più delicato degli atti di bilanciamento tra progresso e conservazione, stimolazione e sicurezza, globale e locale. La perfezione è irraggiungibile ma Copenaghen vi si avvicina di molto. La capitale danese si pone come ponte tra la Scandinavia e l’Europa continentale ed è grazie alla sua capacità di rinnovarsi in base ai tempi, alle condizioni economiche e allo stile di vita che ogni periodo storico chiede, che la fanno schizzare ai primi posti delle varie classifiche delle città maggiormente vivibili.

Un esempio è il Copenaghen Street Food, incontriamo uno degli ideatori Dan Husted proprio presso il nuovo mercato del cibo di strada sull’isola di Papirøn (Isola di carta). Dan ci spiega che molti degli spazi per lo stoccaggio della carta erano rimasti vuoti e inutilizzati, l’industria cartaria è entrata in crisi in quanto il web ha fatto diminuire la produzione/vendita di giornali, riviste e libri.  Hanno utilizzato i capannoni vuoti e il 17 aprile 2014 è nato questo nuovo luogo, in cui è possibile mangiare cibo da strada di varie località (messicane, cubane, orientali, danesi ecc.). All’interno vi sono caravan rimodernati, tavoli e spazi in cui suonano band mentre all’esterno è possibile prendere il sole in riva al mare sulle sedie a sdraio, il tutto nella piena eco-sostenibilità e con un massiccio impigo dell’agricoltura biologica. I profitti saranno utilizzati per la conservazione dell’allevamento biodinamico Thorshøjgaard di Niels Stokholm e degli originali bovini rossi autoctoni.

A pochi passi troviamo un altro luogo innovativo: l’ Experimentarium, luogo in cui i bambini (di ogni età anagrafica e mentale) possono mettersi alla prova in giochi di simulazione (canoa, sci, arrampicate) e in piccole ma innovative installazioni; attraverso il gioco, i bambini, possono imparare la geografia e la fisica, la scienza e persino la meteorologia. Un luogo che appare come un supermercato, strutturato come una sala giochi ma che in realtà è un aula scolastica.

Tutti questi piccoli esempi di luoghi fanno si che una città diventi a misura d’uomo, luoghi di rinnovamento e di creatività che fanno sentire una città viva e al passo coi tempi. Per finire, voglio elencarvi le motivazioni per cui la capitale danese è la n. 1 in molte classifichele

– È una città ciclabile: il 55% di tutti i cittadini di Copenaghen si sposta in bici

– Vanta le piste ciclabili più frequentate al mondo, percorse da più di 36.000

ciclisti ogni giorno

– È stata la prima città ufficialmente dichiarata Bike City dall’Unione Ciclistica

– È stata ufficialmente nominata “Capitale Verde Europea 2014” e il Consiglio della città ha l’ambito obiettivo di fare di Copenaghen la prima capitale del mondo a “zero emissioni” entro il 2025

– Possiede una spiaggia, ma anche piscine centralissime situate nei porti, dove, durante la stagione estiva, si può nuotare in tutta sicurezza per la pulizia delle acque

– Il 71% degli alberghi di Copenaghen detiene un’ufficiale eco-certificazione – la percentuale più alta di qualsiasi altra capitale

– Consuma il 75% di cibo biologico nelle istituzioni cittadine – un record mondiale

Inoltre la Danimarca è il paese con il popolo più felice al mondo secondo un’indagine condotta da OECD nel 2013. Che si avvicini al Paradiso?!

La sirenetta stanca

La Sirenetta è sicuramente il simbolo della capitale danese e, come spesso capita per tutti i monumenti super turistici dalla Gioconda, alla Statua della Libertà, quando te le trovi davanti dici: “tutto qua??!!” – “la facevo più grande”. Così è anche per la povera Sirenetta, piccolina buttata lì sopra a degli scogli con alle spalle un paesaggio tra i più brutti di Copenaghen. Nuda e in posa al freddo e al vento con mandrie di turisti che scattano milioni di foto al secondo, fanno selfie in ogni posizione e si scaraventano sui sassi viscidi, mettendo a rischio i propri femori, per una foto con questa poveretta che vorrebbe tanto essere posata in cima all’Everest piuttosto che starsene in mezzo a questi fotomaniaci.Se il kilometro per arrivare dalla Sirenetta vi pare troppo, sappiate che durante il percorso potrete trovare sia un’Arca di Noè ricostruita in scala 1:10 sia simpatiche e moderne sculture.

Altro luogo turistico ma con il fascino hippy che non muore mai, è Christianshavn. La città, che sorge tra i canali, ricorda molto Amsterdam non solo per i suoi corsi d’acqua ma anche per i “cannoni” che si fumano. Christiania nasce nel 1971 quando un gruppo di squatter occupò una base militare abbandonata e la dichiarò “stato libero” soggetto a proprie leggi. La polizia provò a sgombrare il complesso ma in poco tempo, hippies che giungevano  da ogni parte della Danimarca e che volevano coltivare l’idea di una vita comunitaria e pacifica, la invasero. La polizia si piegò alle richieste e permise alla comunità di vivere in base alle loro regole come esperimento sociale (altro esempio di tolleranza danese). Ora il Governo ha chiesto ai residenti di acquistare la zona per 76 milioni di corone entro il 2018 e si stanno attivando compagne per la raccolta fondi.  All’interno della città sono bandite le droghe pesanti e non è possibile fotografare, insomma un piccolo angolo hippy in cui il mondo proletario pop commerciale è visto come un nemico ma che vive e si finanzia dello stesso turismo che scatta le fotografie alla Sirenetta. Qualche incoerenza, insomma, si trova senza nemmeno andare a scavare troppo a fondo ma sono forse proprie queste differenze, che a volte sconfinano nell’incoerenza, a fare bella Copenaghen.

L’isola di Møn

Con l’auto e ci avviamo verso sud, verso l’isola di Møn. Prima andiamo ad Avnø e visitiamo il Naturcenter http://eng.naturstyrelsen.dk/ nel sud della Selandia, dove incontriamo Ivan, un signore in pensione che dedica gran parte del proprio tempo libero al birdwatching e alle attività del centro. Ivan ama la natura e gli animali, s’illumina quando parla dei suoi viaggi in Africa e dei safari che ha fatto ed appena può ci ritorna. Con lo stesso entusiasmo ci accompagna a visitare il sentiero handicap friendly verso la costa, passeggiamo lungo il percorso che è segnato da cartelli in cui sono raffigurati i pianeti del nostro sistema solare, infatti si parte dal Sole e poi via via incontriamo gli altri pianeti, le distanze sono fatte in scala e mi rendo conto quanto sono lontani Plutone e Urano.

Arriviamo in riva al mare e attraverso un potente binocolo, avvistiamo uccelli e le foche che riposano e giocano in mezzo al mare.

Il centro è un ex aeroporto militare che ora è stato riadattato come museo naturalistico con la storia della fauna locale in particolare uccelli ma è anche un luogo in cui poter osservare pianeti e stelle essendo un centro astrologico. Passeggiare vicino agli hangar in cui sono disegnati i pianeti ed essere in mezzo a spazi estesi, in cui il cielo e la terra sono un tutt’uno ti fa sentire strano, come se l’universo mondo sia vicino ma allo stesso tempo talmente lontano da farti girare la testa ma succede sempre quando si pensa all’infinito.

Il Naturcenter di Avnø fa parte di “Destionation for alle” ovvero luoghi naturalistiche resi accessibili per tutti sia nel sud della Selandia che nell’isola di Møn. Ci dirigiamo al piccolo villaggio di Nyord, dove ci aspetta nel suo caffè, Annette e immediatamente abbiamo nuovamente la conferma della gentilezza e cortesia danese. Annette con suo marito e i due figli vivono in questo piccolo luogo, ha un piccolo caffè ma soprattutto un negozio in cui vendono grappe e liquori di ogni tipo e provenienza, dal rum cubano al whisky scozzese. Assaggiamo e sorseggiamo nella speranza di non ubriacarci.

Annette e il marito producano anche la mostarda di senape, infatti hanno anche un laboratorio in cui triturano i semi e producono la farina di senape. Questa poi viene trattata ed assume un odore pungente e un sapore molto forte, aspro e irritante. Non vi sto a raccontare le facce che facciamo quando annusiamo dentro ai vasi in cui è sistemata la farina di senape che poi viene trasformata in mostarda. Io sverrò più tardi quando assaggerò mezzo cucchiaino di senape, pensando che fosse dolce ed invece è più forte del peperoncino calabro.

Annette inoltre è una delle responsabili dell’Ente del Turismo dell’isola di Møn www.noorbohandelen.dk , se vi capita di visitare l’isola vi consiglio di andare a trovarla, perché saprà darvi spiegazioni ed indicazioni molto importanti. Annette inoltre ci prepara un ottimo pranzo utilizzando prodotti che lei ama particolarmente ovvero capperi, olive ed olio siciliani. E già anche lei è stata folgorata al gusto sulla via per l’Italia. In un unico piatto è riuscita metterci di tutto, dai formaggi, ai capperi, dalla torta al cioccolato, alle fragole, dalla carne di cervo, alla superlativa senape.

Sono poche ore che siamo sull’Isola di Møn e ci ha già conquistato.

Un castello danese virtualmente reale

Visit Møn è sensibile ai percorsi accessibili infatti,  attraverso un progetto chiamato “Destination For Alle”, ha creato e sta creando diversi itinerari davvero interessanti. Un esempio dell’impegno messo in questo progetto è la possibilità di visitare le scogliere di gesso Møns Klint che si tuffano nel Mar Baltico.  Questa è davevro un’esperienza unica e la tavolozza di colori è stupefacente.  Negli ultimi due anni è stato migliorato l’accesso per le persone anziane, i disabili e le famiglie con i passeggini, infatti, da poco tempo è stata inaugurata una passerella in legno lunga 267 metri che percorre il tratto lungo il ciglio delle falesie fino al punto panoramico di Freuchens Pynt.

Dopo aver ammirato le scogliere dall’alto, facciamo una visita al Geo Center, un centro naturalistico  che racconta l’affascinante storia dello sviluppo geologico della Danimarca e delle costiere di Møn.  Un museo interattivo in cui sono raccolte immagini, video e modellini in cui è possibile comprendere come le scogliere si siano formate equale tipo fauna e flora abitava in questa regione  nelle ere passate. La zona di Møns Klint infatti è molto importante e conosciuta da tutti gli amanti di paleontologia in quanto ricca di reperti fossili. Il Geo Center ancora una volta ci dimostra come i musei possono essere dei piccoli parchi di divertimento in cui i più piccoli e non solo, possono imparare e divertirsi nello stesso tempo. In Danimarca noto, giorno dopo giorno, quanto riescono a coniugare svago e apprendimento. Non sto nemmeno a ribadire che l’intero centro è accessibile alle rotelle.

Lasciamo il Geo Center e andiamo a Vordingborg, dove abbiamo appuntamento con Christian Irgens che ci farà da cicerone al Danmarks Borgcenter. Il simbolo di Vordingborg è The Goose Tower ovvero la torre dell’oca, una delle fortezze medievali (anno 1360) meglio conservate della Danimarca, in cima alla torre c’è un’oca d’oro. L’oca d’oro in cima alla torre la misero per prendere in giro i paesi anseatici. Il Re, Valdemar IV, che era in guerra con loro, li prendeva in giro sostenendo che aveva più paura di uno stormo di oche schiamazzanti che dei paesi di lingua tedesca. Del castello sono rimaste solo delle rovine e la torre dell’oca (in origine ve ne erano 9), ma, grazie alla tecnologia, è possibile tirare indietro le lancette dell’orologio e “viverlo” nella sua completezza. All’ingresso del Danmarks Borgcenter viene infatti distributo un guida tablet che darà la possibilità di “vedere” sia l’interno sia l’esterno di quello che era il castello originario. Giulia la perdiamo immediatamente, con il tablet si butta immediatamente alla ricerca di fantasmi; per i più piccoli (eh eh) infatti con il tablet si può partecipare ad un gioco virtuali – il Ghost Hunt.

Durante il percorso, sentiamo storie di castelli medievali, di re e di potere. Tutta la storia è costruita intorno a temi universali come l’amicizia e le alleanze, la gloria e la sconfitta. La mostra è creata per essere un’emozionante esperienza cinematografica, con una rivisitazione dei mezzi tradizionali di presentazione per renderla più accattivante e attuale. Mi piace questo miscuglio di modernità e di storia, ascolto nelle cuffie del mio tablet  una splendida colonna sonora composta proprio per questo luogo, sarà che amo particolarmente questo genere musicale ma resto coinvolto e trasportato. Immagini, luci, suoni, musica che mescolano vecchio e nuovo, ruotano intorno trovando una loro dimensione. Scopro un nuovo modo di “andare al museo” che non è più quello classico, ma è partecipare a un vero e proprio show.

Leggera Danimarca

Capita poi di uscire da certi itinerari, di lasciare quello che si è programmato perché ad un tratto scorgiamo  una strada, una luce e un luogo che già sai che è il tuo, non c’è una ragione ma lo sai e basta. E anche se la strada ha un cartello che invita a non andare avanti, e anche se sai che potresti incappare in qualche multa, quella strada la devi prendere.

Così davanti ad un simbolo di non accesso, io Alvise e Giulia, ci siamo guardarti e alla domanda: “si va o si torna indietro?”, non c’è stata nemmeno una risposta, solamente il gesto di alzare la sbarra che delimita la “proibizione”.

La strada ci porta direttamente in una lingua di terra in mezzo al mare e, quasi come se avessimo calcolato tutto alla perfezione, arriviamo nel momento in cui il sole sparisce nel mare, così possiamo ammirare uno dei più bei tramonti. Restiamo lì, ci godiamo questi momenti, al nord la luce si attenua molto lentamente, hai il tempo di perderti e di ritrovarti.

Si può decidere di mettersi in connessione con se stessi oppure semplicemente lasciarsi andare, il tramonto spesso ci dà la possibilità di metterci comodi e di pensare.

Sto scoprendo sempre di più la voglia di giocare (o forse non l’ho mai persa), di spensieratezza, di non prendersi troppo sul serio che non significa superficialità ma semplicemente leggerezza.

La Danimarca, ed in particolare l’Isola di Møn con i suoi paesaggi, mi fa sentire leggero, mi fa sentire libero di prendere strade nuove, sono strade che ti portano tra prati verdi oppure tra spiagge, sono luoghi incantevoli e ognuno deciderà come perdersi e quando ritrovarsi.

Questi colori, queste sensazioni di pace, questi momenti di leggerezza saranno i ricordi che porterò a casa.

Il sole, in un gioco di luce, si affievolisce talmente lentamente che non fa in tempo a spegnersi che è già ora di tornare a risplendere. Arrivederci Danimarca !!

“Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. – I. CALVINO

Rotellando in Danimarca: il video

Giulia Virgara

Nata nel 1991 a Milano, giovanissima fotografa e videomaker che con la sua sensibilità, il suo entusiasmo e la sua allegria riesce a ritrarre in maniera viva ogni viaggio. Ha frequentato l’Istituto Italiano di Fotografia e collabora e lavora con numerosi fotografi. La sua passione e specialità è “il ritratto”.

Alvise Crovato

Nasce e vive Milano. Ha frequentato la Facoltà di Scienze Umane e dell’Ambiente, ha lavorato come fotografo per la “Mitteleuropea della Caccia a Cavallo” (caccia alla volpe simulata), per l’Istituto Italiano della Fotografia.Si sposta frequentemente tra Zurigo, Treviso e Sarteano (SI).