Rotellando in Irlanda con Andrea e Gabriele

Che cosa mettere nella valigia? E se piove? E se fa caldo? E se c’è il sole? E se c’è il vento? Tanti, troppi se; ma la verità è che tutti questi “se” non ci sono nella preparazione di un bagaglio per un viaggio in Irlanda.

Le risposte a queste domande, infatti,  sono tutte affermative, tutti “sì”. Sì pioverà ! Sì farà caldo ! Sì ci sarà il sole ! Si ci sarà il vento! E sì sono certo che mi divertirò.

Si parte per la verde, birrosa ed allegra Irlanda. Rotellando sbarca in terra irlandese. Nuovo viaggio, nuovo team: con me ci sarà Andrea Ranalli, fotografo e videomaker di Roma, che ha già messo in carica le batterie della sua attrezzatura per la gioia di Enel Energia, e  Gabriele Serapiglia. L’Ente del Turismo Irlandese, che ci ospiterà in questo viaggio, ci ha preparato un ottimo itinerario verso Ovest. Per tutti e tre è la prima volta che visitiamo l’Irlanda, a parte una mia breve escursione di parecchio tempo fa a Dublino. La voglia d’intraprendere questo nuovo viaggio è molta, ora non resta che raccontarla e andare a Linate a  prendere il volo dell’AerLingus

Simboli Irlandesi

Nuvole, nuvole e ancora nuvole; questo è quello che possiamo vedere dall’alto mentre voliamo verso Dublino, la capitale irlandese, che ci accoglie, come preventivato, in grigio.

Per recarci all’hotel decidiamo di usare un taxi; la nostra vettura è bella ampia, con pedana montabile che viene fissata manualmente. Guardando la semplicità dell’utilizzo mi chiedo perché in Italia riusciamo a complicarci l’esistenza utilizzando attrezzature elettriche, pedane super girevoli che costano l’ira di Dio, anche in fatto di manutenzione, e che poi non funzionano nel momento del bisogno. Le pedane elettroniche, certo alleviano la fatica, ma non sono pratiche al punto che spesso sono inutilizzabili. Le pedane manuali, invece, possono essere utilizzate facilmente senza avere bisogno di spazi ampi e marciapiedi di altezze precise ma le nostre normative, in particolare quelle sulla sicurezza riescono a complicarci sempre di più quello che è già complicato.

Durante la nostra permanenza a Dublino soggiorneremo presso il Trinity City Hotel; mobili coloniali, poltrone con schienale altissimo, statue di tigri e dragoni alati, colori e luci che sembrano improponibili ma riescono a rilassarti. A pochi passi dal nostro hotel si trova il Trinity College, il prestigioso istituto d’istruzione, rinomato a livello mondiale, tra i più antichi d’Irlanda.  Al suo interno vi è una delle librerie più antiche, in cui si possono sbirciare alcune pagine del famoso libro di Kells. Il volume è un manoscritto miniato, realizzato da monaci irlandesi intorno all’800, che per l’eccellenza tecnica della sua realizzazione e la sua bellezza, è considerato da molti studiosi una delle più importanti opere d’arte dell’epoca. Se la libreiria non è troppo gremita, girare per le sue sale, con il naso all’insù, odorando il profumo di carta antica è una vera e propria esperienza sensoria. Con la fantasia possiamo immaginare di sfogliare libri che non sono letti, e nemmeno toccati, da decine, anzi forse centinaia di anni. Si può immaginare di trovare formule antiche, racconti epici e profezie per le prossime 20/30 fini del mondo, oppure scoprire che alla fine “non sono mai esistite le stagioni” e che “tutto torna”.

Simbolo del Trinity College è un’arpa. Questo strumento è rappresentato anche sullo stemma dell’Irlanda ed  è il simbolo dello “sponsor” non ufficiale di questa nazione, l’unica grande industria irlandese, il simbolo della moderna Irlanda ovvero la Guinness. Il logo della birra nera, è in ogni dove, non è possibile percorrere cento metri senza non vederlo appeso all’insegna di un pub o di un negozio. Decidiamo quindi dientrare a visitare la Guinness Storehouse, è obbligatorio andarci! Rotellando per gli scivoli e gli ascensori scopro che il Signor Guinnes,s nel 1759, per 45 sterline all’anno,  affittò  per 9000 anni il sito in cui poi fabbricò il suo impero. Si chiamerà fiuto o cul… ops fortuna? Si gira, si sale, sino ad arrivare allo skyline della città, dove non si può non sorseggia una Guinness; il miglior modo per inizia a fare la conoscenza di questa città.

Italia – Iralnda: 0 a 1

A Dublino incontriamo Dolores rappresentante della Irish Wheelchair Association e Jean della Cuisle Holiday Center. Dolores riesce subito a sorprendermi, si presenta in infradito nonostante la giornata particolarmente fredda e ventosa. Io che sono ore che non mi perdono del fatto di non aver portato il piumino e lei va in giro come se fosse una turista a Sorrento. Il fatto che sia all’ottavo mese di gravidanza non so se è un’ulteriore aggravante alla sua scelta “calorosa”. Lei dice che si è vestita così in base alle previsioni meteo della tv. Guardare fuori dalla finestra, era troppo banale?! Noi tre ometti italiani torneremo a casa ponendoci il sacrosanto quesito, paragonabile solamente al quarto mistero di Fatima, “come fanno gli irlandesi (vale anche per gli inglesi, tedeschi e tutto il mondo anglosassone) ad andare in giro mezzi nudi con questo freddo?”.

Un altro domanda che mi frulla nella testa, e sempre continuerà a frullarmi è: “Perché gli anglosassoni hanno questa spiccata sensibilità verso l’integrazione del diverso e una maggiore attenzione nel fare in modo che tutti abbiamo le stesse opportunità e gli stessi diritti?”. Certo ci sono motivazioni sociali, storiche e culturali, potremmo disquisire per giorni e per settimane sulle positività e negatività del differente approccio nel percepire la disabilità e la diversità nel mondo anglosassone e in quello latino; fatto sta che in un paese, come l’Irlanda, ti sorridono perché sorridono a tutti e non perché sei rotellato e quando sei aiutato avviene in maniera spontanea e non perché sei generoso e buono. Ovviamente sto generalizzando, atteggiamenti spontanei vi sono in ogni posto del mondo così come quelli d’intolleranza, però in linea di massima vi è una differenza.

Dolores e Jean ci spiegano che l’Irlanda non sta attraversando un bel periodo dal punto di vista economico, vi sono moltissimi tagli anche nell’ambito sociale. L’impegno dell’I.W.A è di fare in modo che non siano minati i progressi che si sono riusciti ad ottenere negli ultimi cinquant’anni; insomma, un rifiuto di ogni tentativo di ridurre la qualità e la quantità di servizi che permettano alle persone con disabilità di vivere una vita piena, indipendente e uguale. Sia in Italia, sia in Irlanda ci sono leggi che impongono che i nuovi edifici siano costruiti senza barriere architettoniche; l’unica differenza è che in Irlanda si attengono alle leggi, in Italia un po’ meno. Basta guardare i pub, che sono quasi tutti senza scalini.

Gli irlandesi disabili che vivono in case con barriere (sono molte le vecchie abitazioni con scale interne e con i classici tre scalini all’ingresso) hanno la possibilità, attraverso dei contributi, di abbattere gli ostacoli, oppure gli viene garantita la possibilità di traferimento in una casa senza barriere in un’altra zona della città.   IWA è un’associazione nazionale composta da 20.000 soci e 2.300 dipendenti, oltre ai moltissimi i volontari che si dedicano a vari servizi come dare assistenza personale, aiuto per trovare una casa o un lavoro, supporto affinché le persone raggiungano la maggiore autonomia con ausili o con mezzi accessibili, promuovere attività sportive e ricreative oppure organizzare vacanze accessibili.

Jean ci spiega che “Cuisle Holiday Center” è una delle principali strutture accessibili in Irlanda ed è situato all’interno del Castello Donamon (50 acri) a breve distanza dalla cittadina di Roscommon. Presso questa struttura si organizzano vacanze, matrimoni, gite e tutto è perfettamente a norma. Insomma la Gardaland dell’accessibilità, per i miei gusti un po’ troppo “ghettizzante” e da vecchietto; ci andrò tra qualche anno o forse tra qualche mese.

Forse non sono obiettivo, forse sono esterofilo e quasi sicuramente è un giudizio molto superficiale, però la sensazione è che la partita per l’abbattimento delle barriere architettoniche nei luoghi pubblici, nelle attrazioni, nei trasporti pubblici e nell’approccio l’abbia vinta l’Irlanda. Beh però in Italia si “magna” bene….

Irlandando

L’Irlanda ha avuto un periodo di boom economico dal 1995 al 2005, anni in cui da paese più povero si è trasformata in uno dei paesi più ricchi dell’EU. Durante quel periodo sono stati fatti molti investimenti sia per quanto riguarda i servizi sociali, sia per quanto rigaurda le infrastrutture. Purtroppo nel 2008 la crisi economica nel settore finanziario ha bruscamente fermato questa crescita.

In questi ultimi anni, l’Irlanda ha attuato alcune manovre per cercare di porre un freno alla crisi. Si è rivelata molto importante, ad esempio, la detassazione alle imprese internazionali, una manovra che ha stimolato molte imprese a trasferire la loro sede legale sul suo territorio, tra queste molte imprese informatiche – Google in primis. Il settore informatico e quello dei diritti d’autore (copyright e musica) pare siano le strade che vuole percorrere l’Iralnda per uscire dalla crisi. Questi colossi informatici pagano le tasse (se pur poche) e allo stesso tempo danno occupazione.

La popolazione che a oggi conta quasi 4.500.000 abitanti, un milione dei quali vive a Dubino, è in aumento. L’Iralnda resta però pur sempre un paese che “fabbrica” immigrati, basti pensare che gli americani con origini irlandesi sono 40 milioni ed è per questo che  il legame tra i due paesi è così forte . Non c’è quindi da stupirsi se si vedono bandiere americane in ogni dove. Nel pub più antico d’Irlanda “The Brazen Head ” (aperto nel 1198) ne campeggia un’enorme, tra bottiglie di Guinness e whisky. Quando chiedo a Dick, la nostra guida, il motivo di una bandiera americana in un locale tipicamente irlandese, mi risponde elencandomi tutti i legami che vi sono tra i due paesi, soprattutto economici e militari.

In un pub, la miglior cosa, è perdersi a guardare le anime che vi circolano, tra boccali di birra e una portata di Beef and Guinness Stew (che poi sarebbe un pò come lo spezzattino con i funghi che fa la mia mamma, solo che lei lo bagna con il Barolo anzichè con la Guinness).  Dopo pranzo andiamo a dare una sbirciata alla residenza del Presidente,  la Áras an Uachtaráin; una White House in miniatura situata  vicino al Phoenix Park , il parco urbano più grande d’Europa (grande due volte Central Park). Al di là della grandezza è sempre rilassante rotellare nei parchi anglosassoni, che sia quello di fronte alla Cattedrale di San Patrick o nei St. Stephen’s Garden.

Usciamo da Dublino e ci rechiamo al Malahide Castle and Gardens, dove, con nostro stupore, non troviamo ad attenderci Puck il fantasma che si aggira per il castello ma una meravigliosa giornata di sole. Il castello è totalmente accessibile così come i giardini. Joanna, che ci fa da padrona di casa, ci spiega la storia e gli aneddoti della famiglia Talbot. Scopriamo che Puck era un nano che faceva il buffone alla corte della famiglia Talbot. Innamoratosi di una cortigiana, venne imprigionato e successivamente ucciso con una pugnalata per poi essere gettato dalle mura del castello. Da allora il suo fantasma gira per il castello, anche se è dal 1975 che nessuno lo ha più visto apparire. Forse Puck si è trasferito in un posto più tranquillo con meno turisti, oppure alla fine si è messo il cuore in pace, o forse sarà emigrato anche lui oppure avrà deciso di lavorare per Google o per la Guinness.

Verde, grigia Irlanda

Si parte, prendiamo l’auto e andiamo verso ovest. Andiamo alla scoperta dell’Irlanda e dei suoi paesaggi. Da Dublino attraversiamo l’entroterra irlandese, verso la contea di Clare. Verde, tanto verde! Grigio, tanto grigio!  Ora ho capito perché dicono che il tempo è sempre brutto in questo paese, ma anche il tempo brutto fa aprte dell’avventura e cerchiamo di godercelo appieno.

Pecore, mucche e cavalli in ogni dove, se fossi venuto da bambino, questo sarebbe stato il mio luogo ideale.  Da piccolo, il mio gioco preferito era “La Fattoria” e qua, circondato da tutti questi animali, mi sembra di vivere dentro ad un’enorme e gigantesca aia. Mi dicono che durante il boom economico irlandese, iniziò ad andare di moda acquistare un cavallo, al posto del gatto, poi con la crisi i cavalli sonos stati abbandonati qua e là. La povertà, mentale, umana è sempre infinita.

Rifletto e penso che sia meglio evitare di pensare che tutti questi animali che si vedono brucare l’erba tranquillamente (il 65% del territorio d’Irlanda è occupato da pascoli e coltivazioni) andranno a finire come ingrediente principale di gran parte delle ricette irlandesi, così come penso che per un vegetariano sia abbastanza dura la vita nella terra del trifoglio.

Mi piacciono i lunghi momenti che trascorriamo in auto, mentre dal finestrino sfrecciano colline verdi e piccole ville bianche medio borghesi. I pensieri hanno la possibilità di prendere posto, come fossero pezzi di un puzzle, anche se in certi momenti può sorprenderti un pò di malinconia. Arriviamo a Kilfenora nella regione di  Burren, nota soprattutto per il fatto che qui venne girata la sitcom degli anni ’90 “Father Ted”. Come tutti i villaggi irlandesi è molto piccola. Mi colpiscono queste cittadine perché non hanno quasi mai una piazza principale ma una lunga via (beh lunga, diciamo qualche centinaio di metri) che fa da centro.

La nostra attenzione va subito verso il cimitero e le croci celtiche; il clima, pressoché autunnale, aumenta il fascino e l’intensità del luogo. Sono sempre affascinato dai cimiteri, è uno dei pochi posti i cui le persone non faticano a stare zitte, non vi trovo alcun elemento macabro, ma anzi è un modo per comprendere come vengono ricordate le persone. Leggendo le epigrafi, inizio a girare i miei piccoli film mentali; immagino, in base all’età del deceduto e all’anno del decesso, come abbia vissuto, per cosa è potuto morire e con chi voleva riposare per sempre, anche se spesso sono i familiari che decidono e ancora più spesso ci fanno riposare con chi meglio preferiscono e non con chi vorremmo. Sulle croci celtiche leggo le storie di molti uomini che migrarono negli Stati Uniti e, dopo averci trascorso una vita, che ne so a Pittsburgh, hanno espresso il desiderio di essere sepolti nella loro fredda, tranquilla ed accogliente Kilfenora.

Proseguiamo il nostro viaggio sino al luogo in cui un turista in Irlanda non può mancare, un luogo paragonabile al Colosseo a Roma, alla Torre Eiffel a Parigi oppure alle Cascate del Niagara negli USA: le famose Cliffs of Moher. Questo spaccato di costa irlandese, con le sue scogliere mozzaffiato, è un posto molto turistico, che abbiamo già visto sia in tv, sia in foto, ma che vale la pena visitare, vento e pioggia compresi. Arrivati al parcheggio per disabili, dal visitor center si può prendere un ascensore che evita metà della salita, poi si prosegue con la spinta generosa di Gabriele. Purtroppo, una volta giunti in cima, i muretti sono talmente alti che non permettono di vedere, a noi “seduti”, il paesaggio. Vista l’importanza turistica del luogo dovrebbero pensare di creare un punto panoramico ad altezza di seduto.

Proseguendo verso Doolin, altro piccolo villaggio (con un altro cimitero gioiello, va bene sono un amante del macabro) da cui ci si imbarca verso le Isole Aran, si ha la possibilità di vedere dei panorami di una bellezza e particolarità unica e sono poche le parole che lo possono esprimere, così come quello che si vede attraversando il Burren, luogo desolato e roccioso ma che sprigiona una grande energia.

Irlanda turbolenta

Sono convinto che per vivere appieno i paesaggi d’Irlanda tu debba essere predisposto al turbamento. I colori grigi, il verde, il mare dai colori ombrosi, il freddo, il vento e i grandi panorami d’Irlanda (più dei cieli che cantava la Mannoia), ti possono turbare a tal punto da mettere in discussione le nostre certezze e portare alla luce le nostre ombre. Con l’arrivo del sole, che tutto accentua e rende vivace e brillante, la malinconia scompare ma poi ritorna in un susseguirsi infinito di fasi.

L’Irlanda è una terra forte, abituata a sconfiggere le intemperie meteorologiche. Le rocce e l’aridità di alcune zone fanno comprendere quanto sia abituata a soffrire e quanto sia sempre messa a dura prova. Devi essere pronto a metterti in discussione, altrimenti potresti rischiare di non goderti quello che ti può offrire, un po’ come decidere di intraprendere un’analisi introspettiva e andare dallo psicologo, bisogna essere convinti e fidarsi del percorso che s’intraprende.

L’Irlanda va vissuta allo stesso modo. I suoi colori possono apparire sempre gli stessi e noiosi, come le nostre giornate, i mutamenti climatici possono sembrare troppo repentini come certi avvenimenti che ci accadano, al punto da non essere in grado di gestirli. L’Irlanda riesce a metterti a nudo, ti fa riflettere e ti porta a chiedere se sarei pronto a superare le avversità che la vita ti metterà di fronte, come lei fa con il vento e la pioggia.

Gli irlandesi, essendo figli di questa terra, sono riusciti con la loro allegria, il loro entusiasmo e la loro curiosità a dare una sferzata al verde monotono e grigio. Hanno colto l’importanza dello stare insieme, di ridere e divertirsi in maniera semplice, e di essere curiosi nei confronti dello straniero.

In marcia verso Galway “troviamo noi stessi” bevendo come sempre Guinnes e mangiando ostriche, una prelibatezza che una volta nella vita bisogna provare. Noi ci siamo fermati a godere di questa delizia da Morran’s nel villaggio di Clarenbridge. Ora che ci “siamo ritrovati“, lo spirito fa sempre pace quando la panza è bella piena, facciamo una passeggiata a Kinvarra, con il suo castello e il suo centro che se avete molto tempo lo potete visitare in 10 minuti, altrimenti 3 minuti sono più che sufficienti.

Arriviamo a Galway sul finire una partita di pallone, non ci è chiaro chi ha vinto e quali fossero le squadre, colpisce che dallo stadio escono le famiglie con i bambini, tanti bambini. Il centro di Galway è ricco di pub, di musica, di ragazzi e non, anzi sono proprio i “non” ad animare maggiormente il centro e le vie della cittadina. E’ un piacere costatare quanto sia amata la musica dal vivo e quanto voglia di ascoltarla ci sia. Mi piace questa Irlanda che passa da momenti tristi ad altri così vivaci e spensierati, mi piace farmi turbare …un po’…solo un po’.

ANDREA RANALLI

Nato e cresciuto a Roma. Fotografo ai box dei principali concerti in giro per l’Europa, sulle piste di motociclismo e nei campi dei più importanti eventi sportivi. Ha girato diversi documentari sul motociclismo per la tv. Andrea dice “Penso che ogni immagine è un ritratto, è per questo che mi piacerebbe vedere le mie foto come “ritratti vivi”.